Un viaggio etico e sostenibile? Parte dal menù

Mangiate locale, evitate le specie protette e fatevi qualche domanda: ecco come fare la cosa giusta aprendovi a esperienze più autentiche

Per chi ha a cuore la sostenibilità delle proprie scelte, viaggiare è spesso un momento in cui si vivono diversi dilemmi etici, e molti di questi investono l’area del cibo. Secondo le statistiche, i viaggiatori spendono per mangiare una quota del proprio budget che va dal 16% al 25%. E fanno bene: le tradizioni e le storie legate al cibo sono di solito il modo migliore per capire una cultura, entrare in sintonia con un popolo e sperimentare le sue usanze. Anche per questo motivo, quando siete in viaggio è importante che vi poniate delle domande e proviate a fare la cosa giusta, quindi delle scelte eticamente, culturalmente ed ecologicamente sostenibili legate a ciò che assaggerete. Sarà innanzitutto una forma di rispetto nei confronti della vostra destinazione. Ecco qualche consiglio che potreste provare a seguire durante la vostra prossima avventura.

Pranzi a chilometro zero. Può sembrare ovvio, ma è il punto di partenza per ogni scelta etica legata al cibo quando si è lontani da casa: mangiate locale. Se siete in Medio Oriente, l’hummus e i falafel, se siete in Giappone provate i ramen e i takoyaki, in Grecia souvlaki e moussaka, e non pizza o pastasciutta. Il cibo che viene da lontano è una scelta legittima, ovviamente (è giusto che le culture comunichino e viaggino, gli scambi e i commerci favoriscono la pace), ma quando siete in viaggio ricordate che i prodotti non locali hanno percorso più chilometri e inquinato di più. Visto che già voi, per essere lì, avrete dovuto (inevitabilmente) consumare gasolio e inquinare, fate almeno in modo di ridurre le distanze percorse dal vostro pranzo. È anche una bella occasione per mangiare prodotti che a casa vostra sono eticamente problematici (come ad esempio il tanto discusso avocado) e che invece, quando sono locali, hanno tutto un altro senso.

Non chiedete solo a Google. Fate domande, interrogatevi e non date per scontato quello che c’è scritto nel menu. A volte, basta porre una semplice domanda («Da dove viene questo piatto? Qual è la sua storia? Come è stato preparato?») per aprirvi un mondo. Il cibo non è solo nutrimento, è anche comunicazione.   se non capite qualcosa del vostro piatto provate prima a interrogare chi ve lo sta servendo. Inoltre, un modo molto interessante per entrare in contatto con cibo e la cultura di un luogo è seguire un corso di cucina, una delle esperienze più divertenti che si possano fare in viaggio. Da Osaka a Città del Messico, ogni città grande o media ha le sue scuole, che offrono corsi di un giorno o mezza giornata ai visitatori, spesso con annessa spesa e visita al mercato, altro luogo importante per comprendere la cultura locale legata al cibo.

Piccolo, locale, familiare. È vero, le grandi catene a volte possono essere un sollievo quando siete in viaggio da molto tempo: cibo facile, comprensibile e comodo. Ma non esagerate, ed evitate il più possibile il cosiddetto fenomeno del «leakage», che ha luogo quando i proventi del turismo non rimangono nella destinazione ma vengono assorbiti da grandi gruppi internazionali, portando poco beneficio alla comunità. Il leakage riguarda soprattutto gli alloggi e la ristorazione e nei paesi in via di sviluppo arriva a deviare fino al 50% dei proventi del turismo. Il modo per evitare questa distorsione della catena del valore è scegliere di mangiare in posti piccoli, business locali evidentemente a conduzione familiare. Ne guadagnerà sicuramente anche l’autenticità delle vostre esperienze.

Attenti alle specie protette. Alcune tradizioni alimentari, anche se locali, tipiche e tradizionali, possono essere comunque messe in discussione e spesso vanno evitate. Ad esempio, potrebbe succedervi in alcuni posti di vedervi offrire carne o pesce proveniente da specie a rischio, protette o addirittura in via di estinzione. Magari sono tradizioni popolari di cui nella vostra destinazione vanno molto orgogliosi, ma probabilmente vi sentirete meglio se non assaggerete quel piatto a base di balena nel ristorante a Reykjavik, in Islanda. E ricordate che  partire informati è sempre un buon antidoto per non ritrovarvi in situazioni potenzialmente imbarazzanti.

E voi quando viaggiate come mangiate? L’etica delle vostre scelte alimentare è importante per voi, anche in vacanza?

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