Più fondi nei portafogli degli italiani. Merito dei Pir?

Come hanno risparmiato e come hanno investito gli italiani nel 2018? L'ultimo rapporto di Bankitalia fotografa il nostro Belpaese

L’economia italiana ha continuato a crescere nel 2017, con il Pil che ha accelerato all’1,5% dallo 0,9% dell’anno prima. Il recupero è tuttavia più lento rispetto alle altre principali economie dell’area dell’euro, anche per effetto dell’eccezionale profondità e durata della recessione vissuta dal nostro Paese.

Una fotografia degli investimenti italiani. Come hanno risparmiato le famiglie italiane lo scorso anno e dove hanno investito la loro ricchezza? A tratteggiare il quadro della situazione è la relazione 2017 elaborata da Bankitalia, secondo cui lo scorso anno la ricchezza totale è aumentata dell’1,8% ed è rimasta stabile a 9,3 volte il reddito disponibile (8,5 volte se calcolata al netto delle passività). Il peso della componente finanziaria nei portafogli delle famiglie si è portato al 41% dal 35% del 2011, a testimonianza della sempre maggiore attenzione degli italiani nei confronti dei prodotti di risparmio gestito. La crescita delle attività finanziarie, pari in media al 4,1% nel 2017, è riconducibile per circa tre quarti al rialzo dei prezzi e per la restante parte a nuovi investimenti, che hanno raggiunto il livello più elevato dal 2008.

La spinta dei PIR. Nel dettaglio, sono aumentati notevolmente gli acquisti di quote di fondi comuni di investimento, una dinamica su cui ha inciso significativamente l’introduzione dei piani individuali di risparmio alla fine del 2016. Anche le polizze assicurative hanno continuato a crescere, mentre l’incidenza dei titoli di Stato e delle obbligazioni bancarie sul totale delle attività è diminuita al 4,8%, meno di un terzo rispetto al picco registrato nel 2008. In base ai dati dell’ultima Indagine sui bilanci delle famiglie italiane (IBF), la quota di nuclei familiari che nel 2016 detenevano direttamente titoli di Stato o obbligazioni è scesa al 10%, il minimo dall’inizio della rilevazione nel 1989. Le famiglie che hanno ridotto queste attività si sono orientate più delle altre verso prodotti del risparmio gestito. L’incidenza di fondi comuni e assicurazioni sul totale della ricchezza finanziaria, pari al 28%, è in linea con la media dell’area dell’euro”, evidenza la relazione, mentre “il peso dei fondi pensione è inferiore di circa dieci punti percentuali”, anche in ragione del peso importante della previdenza pubblica nel nostro Paese.

Le abitudini di risparmio tricolore. Un’altra indagine sulle abitudini di risparmio degli italiani – questa volta firmata da Anima e Gfk – ha preso in esame un campione di 1.028 adulti “bancarizzati” (cioè titolari di un conto corrente bancario o postale), rappresentativo di circa 43 milioni di individui.  Ne è emerso che negli ultimi sei mesi è cresciuta la propensione a spendere a discapito di quella a investire.

Quanto all’educazione finanziaria, la strada sembra ancora in salita. In primo luogo perché il tempo che il segmento degli investitori dichiara di dedicare ai propri investimenti risulta ancora troppo modesto. Basti pensare che quasi il 50% degli investitori ha dichiarato di “non dedicarsi affatto a questa attività”, che solo il 15% riserva “qualche ora al mese” e soltanto l’1% dedica almeno “un’ora alla settimana”. Inoltre la conoscenza dei termini finanziari rimane limitata: il 31% del campione la ritiene “molto scarsa”, il 46% “scarsa” e soltanto il 19% “ottima” o “buona”. Infine, nella gestione dei propri investimenti la maggioranza del segmento degli investitori (71%) preferisce farsi supportare e consigliare da un professionista del risparmio a cui delegare “la definizione dei suoi bisogni, l’individuazione di soluzioni adeguate, efficaci e coerenti e per il loro monitoraggio periodico”. Soltanto l’8% preferisce affidarsi al “fai da te”.

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