Cina, ancora crescita sotto il segno del Dragone

Anche se la crescita del PIL è lontana ai picchi cui ci eravamo abituati, il Paese appare comunque in buona salute, con occupazione stabile e salari e consumi in crescita. L'incognita numero uno rimane, ovviamente, la guerra a colpi di dazi con gli USA

Un po’ sopra le attese, ma in linea con il trimestre precedente. Nei primi tre mesi del 2018, il Prodotto Interno Lordo cinese è aumentato del 6,8% rispetto allo stesso periodo del 2017, replicando la variazione registrata nell’ultimo trimestre dell’anno passato. Il risultato si è rivelato appena migliore delle previsioni degli analisti, che pronosticavano un +6,7%.

Ma c’era chi, alla vigilia della diffusione del dato, aveva già scommesso su una variazione annuale del +6,8%: Iris Pang, economista ING esperta in Grande Cina, ossia in quell’area economica che comprende Cina continentale, Hong Kong, Macao e Taiwan. Nelle pagine web che ING riserva alle voci degli economisti globali e degli strategist (link: ), Pang aveva infatti scritto: “il PIL cinese dovrebbe registrare una variazione pari al +6,8% nel primo trimestre 2018 rispetto allo stesso periodo del 2017. Abbiamo buone ragioni per aspettarci che l’economia cinese cresca velocemente come negli ultimi due trimestri”.

I consumi sono robusti. Come previsto, spiega Pang a commento del dato, nel primo trimestre 2018 i consumi hanno rappresentato il principale motore dell’economia: nei tre mesi iniziali dell’anno, la loro crescita ha contribuito per il 77,8% all’aumento del PIL. Le vendite al dettaglio sono salite del +10,1% su base annua a marzo e del +9,8% nel primo trimestre rispetto allo stesso periodo dell’anno passato. La maggior parte di questa crescita è legata ad articoli di consumo giornaliero, per esempio cosmetici, farmaci e abbigliamento. Anche le automobili – che ovviamente non rientrano nello shopping quotidiano dei consumatori – hanno registrato un miglioramento del +7,4% nel primo trimestre 2018 rispetto al medesimo periodo del 2017.

 Salari in crescita, occupazione stabile. Nel complesso, secondo l’economista ING Pang, i dati sulle vendite al dettaglio riflettono un quadro di consumi in crescita, il che implica anche una discreta crescita dei salari, con i redditi urbani disponibili aumentati del +8,8% annuo, e un’occupazione stabile. Su questo punto, in particolare, l’Ufficio di Statistica ha annunciato che il tasso ufficiale di disoccupazione a marzo è del 5,1%, quindi non particolarmente alto. “Ciò implica anche che il settore dei servizi ora è più importante per l’economia di quello manifatturiero”, commenta Pang.

Investimenti a doppia velocità. Negativa la crescita degli investimenti in attività immobilizzate in alcuni comparti: per esempio, nel trasporto ferroviario sono diminuiti del 5,1% su base annua nel primo trimestre e nel settore dei farmaci sono calati del 12,5%. Tuttavia, in altre aree – come le apparecchiature di calcolo e comunicazione, la gestione delle risorse idriche, le apparecchiature per il trasporto ferroviario, nautico e spaziale – questo tipo di investimenti ha continuato a crescere come previsto.

 Meno risorse dall’estero. Lo scenario potrebbe cambiare a causa del calo degli investimenti esteri in Cina nel primo trimestre dell’anno: quelli delle società nazionali sono cresciuti dell’8,4% anno su anno nel primo trimestre, ma le risorse “offshore”, comprese quelle da Hong Kong, Macao e Taiwan, nello stesso periodo hanno subito una flessione. E le tensioni commerciali con gli Stati Uniti non c’entrano: Pang fa notare che sono iniziate a fine marzo, troppo tardi – aggiungiamo noi – perché potessero avere un ruolo nel calo degli investimenti da entità estere.

Buona prova dell’alta tecnologia. La produzione industriale è cresciuta del +6% su base annua a marzo e del +6,8% nel primo trimestre in confronto al medesimo periodo dell’anno scorso, una percentuale inferiore a quella prevista. “Ma vediamo ancora una forte crescita nelle industrie ad alta tecnologia”, aggiunge Pang. La produzione di robot industriali, per esempio, ha registrato un +29,6% su base annua e le auto alimentate dalle nuove fonti energetiche nel primo trimestre dell’anno sono cresciute del +139,4% annuo. Segno, questo, che la Cina ha spostato la sua attenzione dalla produzione a basso valore aggiunto ai prodotti high tech e alla componentistica. “Crediamo che la produzione high tech continuerà a rappresentare gran parte della crescita della produzione industriale cinese”. In barba alle tensioni commerciali.

A proposito di tensioni commerciali. Il commercio è molto più della somma netta delle esportazioni e delle importazioni, sottolinea Pang: esso colpisce la catena di produzione, l’occupazione, gli investimenti, i prezzi e, di conseguenza, i margini di profitto. Se le tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti aumentano, entrambe le economie si troveranno a dover affrontare un ambiente alquanto ostile. Sarà, insomma, il classico risultato “lose-lose”, con la sconfitta cioè di tutte le parti coinvolte nella guerra commerciale.

Qualche previsione sul 2018. Cosa prevede, per questo 2018, Iris Pang, economista ING esperta in Grande?  Lo sintetizziamo per punti.

  • Il PIL cinese crescerà del 6,8% nel 2018 e i consumi continueranno a rappresentarne il driver principale, supportato dagli investimenti in attività immobilizzate e dalla manifattura high tech.
  • Le vendite al dettaglio potrebbero crescere di circa il 10% in tutto il 2018.
  • Stante una crescita così forte, c’è da aspettarsi che la banca centrale cinese (la PBoC) segua il percorso di rialzo dei tassi della Fed, ma di appena 5 punti base per ogni aumento targato Fed di 25 punti base.
  • Il cambio dollaro USA/yuan cinese dovrebbe continuare ad apprezzarsi, senza impatti sostanziali sugli scambi. “Manteniamo la nostra previsione di un cambio USD/CNY a quota 6,10 yuan per dollaro USA per fine 2018”, conclude Pang.
  • USD/CNY a quota 6,10 yuan per dollaro USA per fine 2018”, conclude Pang.

 

 

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