Il “bias cognitivo” degli sportivi

In una gara il terzo posto è meglio del secondo? L'affermazione sembra paradossale eppure sembra proprio sia così. Ma questo è applicabile anche al mondo degli investimenti? E se si, come?

Salire sul gradino più alto del podio, si sa, è il massimo della soddisfazione per un atleta. Ma una medaglia d’argento non ha lo stesso sapore dolce. Anzi, paradossalmente un terzo posto potrebbe essere meglio di un secondo. Ma come mai il bronzo piace più dell’argento? La psicologia comportamentale ci aiuta a trovare una risposta.

Pensiero controfattuale. Alcuni ricercatori (Medvec et al.) hanno studiato le espressioni facciali dei secondi e terzi classificati alle Olimpiadi del 1992 per valutare quanto il “pensiero controfattuale” influenzasse i loro stati d’animo (e hanno osservato che i secondi erano molto meno sorridenti dei terzi classificati). Di cosa stiamo parlando? La teoria del “pensiero controfattuale” consiste nella tendenza a immaginare scenari o situazioni alternativi che sarebbero potuti accadere, ma non sono accaduti (avete presente le “sliding doors” dell’omonimo film?). Ebbene, spesso la nostra reazione emotiva a un determinato evento è influenzata proprio dal pensiero di “cosa sarebbe potuto succedere”. Questa dinamica porta il secondo classificato a confrontarsi con il vincitore (“e se fossi riuscito ad arrivare primo?”) e a percepirsi dunque come il “primo dei perdenti”, mentre tendenzialmente il terzo classificato si sente l’ultimo dei vincitori ed è portato a pensare: “e se non fossi riuscito a salire sul podio”?

Non solo sport. Il discorso vale anche in ambiti diversi da quello sportivo. Prendiamo il lavoro: la reazione a un aumento di stipendio del 3% dipenderà dalla soglia a cui si fa riferimento. In altre parole, dipende se ci si confronta con quello che viene percepito come una medaglia d’oro – per esempio un aumento del 5% – o con la possibilità di non vincere alcuna medaglia – ovvero nessun aumento. Nel primo caso la reazione sarà decisamente più tiepida rispetto al secondo.

“Less is more”. Certo, ci saranno sempre le persone assolutamente soddisfatte della loro “medaglia d’argento”. Ma in generale la natura umana ci porta a confrontarci con chi ha fatto meglio di noi. Forse imparare a paragonarci a chi non ha saputo fare bene quanto noi – come il nostro terzo classificato, felice di aver battuto tutti quelli che non sono riusciti a salire sul podio –  ci aiuterebbe a sentirci meglio. Anzi, ci farebbe sentire come se avessimo sempre vinto l’agognata medaglia d’oro.

E nella finanza? Anche nelle decisioni finanziarie il pensiero controfattuale può aiutarci a vedere le cose sotto una luce diversa – consolandoci per le eventuali scelte infelici. Ma a volte può avere un effetto paralizzante – in questo caso si parla di bias dello status quo o di effetto dispositivo. Succede quando il ragionamento controfattuale (“cosa sarebbe successo se…”) ci spinge a non agire per paura di pentirci delle nostre decisioni. Così non vendiamo un’azione quando sarebbe il caso di farlo, perché temiamo il momento in cui questo titolo riprenderà a salire e noi ci pentiremo di essercene separati. Essere consapevoli di questa distorsione è il primo passo per fare scelte di investimento migliori.

 

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