Spinti dalla corrente

Prezzi in discesa, autonomia in crescita, incentivi in arrivo. E una rete di stazioni di ricarica in corso di realizzazione. Il momento dell'auto elettrica sta arrivando...

Emissioni zero. Dopo l’Età del petrolio stiamo per entrare nell’Era dell’elettricità? Sembra proprio di sì. La tendenza era stata registrata già due anni fa (2011) da uno studio realizzato dall’Ufficio europeo della Fia, la Federazione internazionale dell’automobile, dedicato proprio al futuro dell’auto elettrica. L’E-Mobility, si poteva leggere nella ricerca, “è la parola chiave nel dibattito europeo sulla mobilità”.

Scelta di campo. Insomma, secondo gli estensori del documento la scelta di campo era obbligata, dettata in primo luogo dalla necessità di rispondere al problema dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento, e la produzione di massa di auto elettriche alle porte. A questo proposito, lo studio citava i dati dell’Acea (Associazione delle industrie automobilistiche europee), secondo cui la penetrazione nel mercato del Vecchio continente inizierà a essere significativa dopo il 2020 e potrà arrivare al 10% sul totale delle immatricolazioni intorno al 2025.

Futuro prossimo. Tradotto in numeri assoluti significa 1,5-1,8 milioni di unità: una cifra di rilievo ma ci arriveremo, se va bene, fra una decina d’anni o poco più. E adesso, come vanno le cose? In Europa il paese più virtuoso da questo punto di vista è la Germania, che nel 2011 ha targato circa 2.000 veicoli elettrici. Seguono Francia e Norvegia, con numeri simili, mentre l’Italia, sempre nel 2011, si è fermata a quota 304. È andata un po’ meglio nel 2012 con 425 veicoli immatricolati a ottobre (pari allo 0,04% del totale), comprati perlopiù da amministrazioni locali e imprese.

Flotte in testa. Già, perché sono proprio quest’ultime che traggono i maggiori vantaggi economici dalla scelta elettrica. Il motivo è semplice: più spesso ci si muove, più si risparmia e le flotte aziendali sono quelle che meglio possono avvantaggiarsi di costi d’esercizio ridotti. Secondo l’associazione britannica Energy saving trust, la mobilità elettrica fa risparmiare alle imprese fino al 75% sul costo del combustibile (nel dato sono considerate anche le auto a trazione ibrida).

Semplici ed efficienti. A questo risparmio si aggiunge quello che deriva dalla minore manutenzione necessaria: secondo uno studio dell’istituto di ricerca dell’Institut für Automobilwirtschaft (IFA), mantenere in efficienza un’auto elettrica costa il 35% in meno di una con motore a scoppio: 2.350 euro in 8 anni (per una percorrenza media di 8.000 chilometri all’anno) contro i 3.650 di un modello a benzina. La differenza è notevole e si spiega con l’assenza di molte parti di ricambio soggette a usura, la mancanza di un impianto di lubrificazione, il minor consumo dei freni (grazie al sistema che recupera l’energia cinetica in frenata per ricaricare le batterie).

Risparmio garantito. Insomma, considerando tutto quanto, il costo a chilometro di un’auto elettrica è stato quantificato intorno agli 0,058 euro, circa sei volte meno di una moderna Euro 5 con motore a benzina di media cilindrata. Se poi la vostra auto non è più tanto nuova, il risparmio aumenta. Volete sapere di quanto? Tra i servizi online dell’Automobile Club c’è anche quello che permette di calcolare il costo chilometrico del proprio veicolo: basta inserire marca e modello e il gioco è fatto.

Cara auto. Non sono tutte rose e fiori, però, specialmente se a scegliere l’auto elettrica non è una società ma un privato cittadino. Che deve fare i conti, prima di tutto, con un prezzo d’acquisto sensibilmente più alto di quello dei modelli tradizionali. Nello scarno elenco di auto elettriche disponibili in Italia a fine 2012 (meno di una quindicina di modelli) il prezzo medio è di circa 30 mila euro, con un massimo di 45.500 dell’Opel Ampera e un minimo di 20 mila necessari per acquistare un Kangoo ZE. Fa eccezione la piccola Twizy, sempre di Renault, in vendita a 6.990 euro, ma si tratta di un quadriciclo per uso cittadino e quindi non una vera auto.

Un aiuto dallo Stato. Per fortuna ci sono gli incentivi statali per l’acquisto di auto a basse emissioni che aiutano a far fronte all’investimento iniziale non indifferente. A partire dal prossimo 14 marzo e fino alla fine del 2014 chi compra un’auto elettrica può contare su un contributo pari al 20% del suo prezzo, fino a un massimo di 5.000 euro. Dal 2015, invece, l’incentivo scenderà al 15% del prezzo, con un tetto massimo di 3.500 euro.

Il bollo? Non si paga. Ma non è finita qui.: dal sesto anno in poi la tassa automobilistica va pagata solo al 25%, mentre alcune regioni (come Lombardia e Piemonte) mantengono l’esenzione totale permanente. Per finire, non va dimenticato che i veicoli a emissioni zero circolano liberamente nelle zone a traffico limitato: in città come Milano dove l’accesso a queste aree è consentito a pagamento, significa un ulteriore risparmio. In molti comuni, inoltre, le auto elettriche possono utilizzare le corsie preferenziali riservate a bus e taxi e parcheggiare liberamente sui posti a pagamento.

Economiche e scattanti. Buone notizie anche sul fronte delle prestazioni. Le auto a motore elettrico hanno ben poco da invidiare a quelle convenzionali, che anzi “stracciano” in accelerazione. Idem per quanto riguarda le velocità di punta: un’auto sportiva completamente elettrica come la Tesla Roadster, prodotta in California, accelera da 0 a 100 km/h in 3,7 secondi e può toccare i 201 km/h. E sulla velocità punta anche la Fia, che fra le iniziative per lanciare la propulsione elettrica sta organizzando la Formula E, un campionato riservato alle monoposto alimentate esclusivamente da energia elettrica: le gare prenderanno ufficialmente il via nel 2014.

Il grande passo. Tutto a posto dunque, si può passare alla trazione elettrica senza rimpianti? No, c’è ancora un nodo da sciogliere, legato alla rete delle stazioni di ricarica rapida che, a parte poche colonnine in alcune città italiane, è ancora tutta da fare. Ed è un particolare di non poca importanza: oggi acquistare un’auto elettrica pura conviene se si effettuano viaggi regolari, con una percorrenza inferiore ai 160 chilometri. Chi ha bisogno di coprire distanze più lunghe o deve fare un uso dell’auto più flessibile deve orientarsi su un ibrido (che monta entrambi i motori, a scoppio ed elettrico) o sui cosiddetti plug-in: veicoli alimentati dalle batterie, che però dispongono di un motore a scoppio ausiliario che può essere utilizzato per ricaricarle.

Punto di non ritorno. Ma forse la svolta è arrivata. Proprio all’inizio di quest’anno, infatti, Eni ed Enel hanno siglato un accordo per piazzare quasi cinquemila colonnine per la ricarica elettrica in altrettanti distributori classici della rete stradale e autostradale. L’introduzione sarà graduale, ma già a partire da marzo i primi fortunati – è il caso di dirlo – potranno alimentare la loro auto elettrica al distributore sotto casa: mezz’ora per fare il pieno, grazie alla ricarica rapida con alimentazione trifase da 43 Kilowatt. Per usufruirne ci si può abbonare al servizio Enel Drive: con 25 euro al mese si fa rifornimento in tutta Italia

Per poter visualizzare i commenti devi accettare i cookie facoltativi, clicca qui per cambiare le tue impostazioni sui cookie.