Proteggersi in rete

Attivare gli alert, criptare i file, controllare cookie e cronologia: in attesa delle prossime mosse dell’Unione europea in fatto di tutela dei dati in rete, ecco come difendere la propria privacy online...

Il 70% degli italiani vuole il diritto all’oblio. Solo il 7,5% degli italiani ritiene che la legislazione vigente in materia di privacy sul web sia soddisfacente. Più della metà pensa sia necessaria una normativa più severa, anche attraverso l’introduzione di sanzioni più dure. Il 24,5% dei connazionali, spiega ancora la ricerca “Il valore della privacy nell’epoca della personalizzazione dei media” del Censis, pensa sia molto difficile garantire la privacy sul web poiché in rete non si distingue più tra il pubblico e il privato. Per questo in tanti guardano con entusiasmo alla possibilità di introdurre nell’ordinamento giuridico comunitario il “diritto all’oblio”: il 70% degli italiani sostiene che informazioni personali relative al proprio passato potenzialmente negative o imbarazzanti dovrebbero poter essere cancellate.

La proposta della Commissione Europea. L’esigenza di proteggere la propria privacy sul web è sempre più sentita e anche le istituzioni europee si sono mosse. La Commissione per le libertà pubbliche del Parlamento Europeo, infatti, ha appena approvato la proposta della Commissione Europea per un rafforzamento della protezione dei dati personali, inviando così un chiaro messaggio ai governi dell’Ue. La proposta presentata dal Commissario europeo alla Giustizia Viviane Reading impone ai grandi gruppi attivi su internet di ottenere il previo consenso delle persone per l’utilizzo dei loro dati fuori dall’Europa, pena l’imposizione di forti ammende. Le multe potranno arrivare fino a 100 milioni di euro o al 5% del fatturato dell’azienda giudicata colpevole. Ora il provvedimento, prima di essere approvato in via definitiva, dovrà ricevere il via libera di Consiglio e Commissione nel corso di un negoziato a tre con il Parlamento. La normativa è di grande importanza per lo sviluppo dell’agenda digitale perché prevede, oltre al meccanismo sanzionatorio, la creazione di un’unica normativa al posto delle 28 nazionali e di un’unica autorità di vigilanza.

Sfruttare gli Alert di Google. In attesa di una legislazione europea che tuteli al meglio la privacy sul web ci si può organizzare. Per monitorare che cosa si dice sul proprio conto, per esempio, si possono usare gli avvisi di Google, i cosiddetti Alert. Basterà inserire il proprio nome, cognome e indirizzo email per ricevere un messaggio ogni volta che si è citati sul web. Altro accorgimento, disconnettersi sempre dal proprio account soprattutto se si condivide il computer con altri o se si lavora in uno spazio in cui l’accesso al pc è alla portata di tutti.

Criptare i propri file. Sia Windows sia Mac offrono strumenti per criptare i propri file in pochi clic, cioè per codificarli in modo che risultino leggibili solo a chi possiede la chiave per decodificarli. Per Windows c’è BitLocker, software integrato nelle versioni pro del sistema Microsoft, che consente di crittografare tutto il proprio hard disk, rendendo impossibile la lettura da parte di estranei. Su Mac, invece, c’è FileVault, che sostanzialmente fa la stessa cosa.

Tenere sotto controllo cookie e cronologia. La cronologia deve essere sempre tenuta sotto controllo, pulendola a intervalli regolari. Meglio ancora, attivare la funzione di navigazione in incognito offerta ormai da tutti i principali browser. A tenere conto delle abitudini di navigazione, però, ci sono anche i cookie, file di testo installati sui browser dai siti web visitati che permettono di identificarci. Per questo è opportuno ripulire a scadenze fisse questi ospiti indesiderati tramite le impostazioni di privacy dei vari browser oppure ricorrendo a programmi specifici.

Navigare in modo anonimo. A qualsiasi computer navighi su Internet è assegnato un indirizzo IP, un identificativo numerico che può rivelare informazioni preziose come il luogo geografico dove ci si trova e l’Internet provider utilizzato. Per navigare in modo anonimo è necessario modificare l’indirizzo IP. Per farlo si può usare Tor, sistema che permette di rendere assolutamente anonime le navigazioni. Tor è gratuito, open source e gestito dalla associazione senza fini di lucro The Tor Project. Un’alternativa, però a pagamento, per navigare in modo anonimo sono le VPN, letteralmente Virtual Private Network, cioè servizi che offrono navigazione veloce, protetta e al riparo da occhi indiscreti. Ne esistono moltissime, tra le migliori c’è iPredator e l’italiana AirVPN.

Doppia sicurezza per Gmail. Per una maggiore sicurezza e riservatezza, chi usa Gmail può attivare la “2-step authentication”, cioè una doppia password che Google invia direttamente sul proprio telefono cellulare. Il servizio si attiva accedendo a support.google.com. Grazie a questa funzionalità il login a Gmail e agli altri servizi di Google avverrà non solo inserendo la propria password ma anche un codice numerico generato di volta in volta attraverso un’applicazione per iPhone o Android.

Una password ai device. Infine una dritta che riguarda smartphone, tablet e notebook, vere estensioni che conservano rubriche, foto, documenti di lavoro e molto altro ancora. Lasciarli incustoditi li espone al rischio di finire sotto occhi indiscreti. Per questo impostare una password di accesso è molto importante: immettere la propria parola chiave ogni volta che si accede al dispositivo può rivelarsi una barriera in grado di scoraggiare chi voglia ficcare il naso negli altrui dati.

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