Milano Fashion week

Quanto costa una sfilata? Quanto prende un modella? E quanto vale l'indotto della settimana più attesa dell'anno? Eccovi le risposte......

Milano Moda Donna. Dal 19 al 25 settembre, Milano Moda Donna presenterà le collezioni primavera-estate 2013. Oltre 70 le sfilate in calendario, più presentazioni private in showroom, party ed eventi in città. In passerella si vedranno Armani, Dolce e Gabbana, Gucci, Prada, Versace, Missoni, Trussardi, Roberto Cavalli, Ferré e tante altre grandi firme della moda italiana.

La paura di Parigi. Nei primi 5 giorni saranno raggruppati 60 defilé su 70. Molti grandi stilisti non vogliono sfilare negli ultimi due giorni. Mario Boselli, presidente della Camera della Moda, alla Repubblica: «Tutta colpa della paura, non giustificata, delle case di moda: temono che stampa e compratori se ne vadano a Parigi prima della fine della ‘fashion week’ milanese».

Settembre. Prima di Milano, si tengono la settimana della moda di New York (dal 6 settembre al 13 settembre 2012) e quella di Londra (dal 14 settembre al 18 settembre). Dopo, Parigi (dal 25 settembre al 3 ottobre).

Costi. Una sfilata può costare dai 50 ai 300 mila euro. Lo stilista Gabriele Colangelo, in passerella il 21 settembre, al Sole 24 Ore: «La sfilata? Costa una fortuna». Per la scorsa edizione «tra location nel favoloso Palazzo Clerici, dove per fortuna ci sostiene in parte la Camera nazionale della moda italiana, un casting di modelle di un certo standard, trucco e make-up all’altezza, stylist, colonna sonora diciamo centomila euro. Più, ovviamente, i costi dello sviluppo della collezione. […] Non ci si può permettere di sbagliare».

Tempi. Il primo a sfilare, il 19 settembre alle 9.30, sarà 1° Classe Alviero Martini. La seconda, Paola Frani, alle 10.30. Tra i 12 e 15 minuti circa, la durata media di una sfilata. Per un cambio d’abito, 30 secondi. Nel frattempo, buyer e stampa si spostano da una location all’altra.

Le modelle. Non tutte le modelle guadagnano cifre astronomiche. Di solito, per una sfilata, la paga parte da circa 1.000 euro fino ad arrivare a 30-50 mila euro per le top.

Le più pagate del mondo. Gisele Bundchen (45 milioni di dollari all’anno); Kate Moss (9.2 milioni di dollari); Natalia Vodianova (8.6 milioni di dollari); Adriana Lima (7.3 milioni di dollari); Doutzen Kroes (6.9 milioni di dollari); Alessandra Ambrosio (6.6 milioni di dollari); Miranda Kerr (4 milioni di dollari); Lara Stone (3.8 milioni di dollari); Carolyn Murphy (3.5 milioni di dollari); Candice Swanepoel (3.1 milioni di dollari) (fonte: Forbes).

Fatturato. Il settore moda italiano ha un fatturato complessivo che supera i 60 miliardi di euro e, nonostante la crisi, il 2011 è stato chiuso con un aumento di oltre il 5%. Per il 2012, si stima un calo del 5%. Boselli  al Corriere della Sera: «Il nostro atteggiamento è un misto di ottimismo e realismo. Restiamo lontani dal -15% toccato nel 2009, ma in peggioramento rispetto al +5,5% del 2011».

Il sistema moda. Stefano Boeri, assessore alla Moda del Comune di Milano: «L’ appuntamento è molto importante per questa città. Non solo per gli operatori e i buyer, ma per tutto il “sistema Milano”, fatto di grande capacità di lavoro, di organizzazione dei talenti, di orgoglio manifatturiero, di creatività e stile. Un iceberg del quale le sfilate sono solo la punta emergente». A Milano, sono 14.500 le imprese che lavorano nel settore della moda (4,7% del totale nazionale) per un totale di 560 mila occupati in tutta la Lombardia.

L’indotto. L’indotto derivante dalla settimana della moda porta a Milano 27 milioni di euro. Da tutto il mondo arrivano migliaia di buyer, giornalisti e celebrities che riempiono la città. Gli alberghi sono al completo. I ristoranti, prenotati. I locali, pieni. I taxi, introvabili. Le vie, bloccate dal traffico. I parcheggi, impossibili.

Cosa chiede il mercato. Maria Luisa Gavazzeni Trussardi al Corriere della Sera: «La crisi ha focalizzato il mercato in due direzioni: alto e basso, lusso e low cost. I consumatori vogliono cose di assoluto prestigio oppure, all’opposto, di poco prezzo. Il ceto medio soffre, non c’è dubbio. Ma se la moda made in Italy cresce, nonostante tutto, è perché il sistema non va visto solo in chiave italiana o europea. Ci sono dei nuovi ricchi, sul mercato, o meglio: dei nuovi ricchi spending. I russi, i cinesi. Ma anche gli arabi del Golfo: prima spendevano solo a Londra o a Parigi, ora vengono sempre più anche a Milano». Visione confermata sempre al Corriere della Sera anche da Miuccia Prada: «Adesso c’ è un mercato molto economico rappresentato da H&M e Zara e un livello molto costoso: sta scomparendo la via di mezzo». I ricchi «spendono sempre di più, e la cosa fa abbastanza impressione. E la preoccupazione che si sente qui non c’ è in Cina, non c’ è in India, non c’ è a Hong Kong. Non c’ è nemmeno in Brasile o in Russia. I ricchi spendono, i ricchi sono sempre più ricchi».

Negozi. In periferia centinaia di negozi chiudono. Nel quadrilatero della moda i grandi brand internazionali aprono e si rinnovano. Il 22 settembre, nel vivo della settimana della moda, Just Cavalli inaugura il suo nuovo negozio:  450 metri quadri su due piani, in pieno centro (Corso Matteotti). La sua è solo una delle tante e prossime aperture (Bruno Magli, Burberry, Belstaff, Cruciani, Borbonese) o ristrutturazioni (Cartier, Dior, Prada, Chopard, Moschino). Guglielmo Miani, presidente dell’Associazione di via Montenapoleone, al Corriere della Sera: «Non abbiamo più posto, l’occupazione delle vetrine è al cento per cento, molti marchi sono in lista di attesa. Solo per il rinnovo dei locali ogni anno si spendono oltre 30 milioni di euro, senza contare il costo dei lavori e delle collezioni». Boselli al Corriere della Sera: «Le aziende hanno capito che devono andare sul mercato e vendere. Ormai funzionano solo due strade: la grande distribuzione organizzata e il monomarca. E si sono organizzate».

Lo shopping del lusso. Secondo una ricerca di Bain&Company, lo shopping del lusso a Milano raggiunge i 4 miliardi di euro l’anno. Via Montenapoleone rappresenta da sola l’80% dello shopping dei turisti stranieri e, nei primi nove mesi del 2011 il fatturato della via è cresciuto del 25%, grazie soprattutto all’aumento di russi (30%) e cinesi (12%).

Il low cost. Sul fronte del low cost, hanno sempre più successo le grandi catene di negozi di abbigliamento a basso prezzo che, nel giro di una decina d’anni, hanno invaso il centro città: prima, Zara, poi H&M, seguiti a catena da Mango, Top shop, Uniqlo, Gap, Banana Republic. Andrea Baracco, vicepresidente di Assolowcost, a Il Giornale: «Le catene come Zara, H&M e Oviesse sono riuscite a raggiungere un rapporto tra qualità e prezzo molto interessante consentendo, soprattutto al pubblico femminile di poter variare con più frequenza il proprio guardaroba». Della stessa idea anche Donatella Versace. Al Corriere della Sera: «H&M ci insegna che una cosa non deve costare un botto per essere bella. Il bello può essere anche quello che è disegnato bene ma poi fatto in Cina. Certo non è sartoriale, ma almeno poi finisce indossato da tutti».

Tabù. Ennio Capasa, stilista e designer di Costume National, al Corriere della Sera: «Che piaccia o no un tabù è stato infranto e anche chi potrebbe permetterselo indossa capi da 2.000 euro con altri da poche decine».

Cincillà. Simonetta Ravizza al Corriere della Sera: «Oggi la mia forza sono le giovani donne che acquistano le mie pellicce low price, cappottini e bolerino, dai 1.000 euro in su, quando si sa che un cincillà ne può costare anche 40 mila».

Moda democratica. «La moda nonostante tutto è democratica. La moda è ben più ampia del lusso» (Miuccia Prada al Corriere della Sera)

Moda etica. Durante la settimana della moda, dal 21 al 23 settembre, si terrà anche la terza edizione di «So critical so fashion», evento patrocinato dalla Provincia di Milano e dedicato alla moda etica. Stilisti, artigiani e produttori proporranno le loro collezioni pensate e create nel pieno rispetto ambientale e con materie prime sostenibili. Tra le novità: una linea di borse, portafogli, cinture e cappelli realizzate con un particolare tipo di legno (certificato FSC) dall’effetto simile alla pelle, gioielli realizzati con materiale recuperato dalle discariche, accessori per capelli creati con ritagli di tessuto e tanto altro ancora. (www.criticalfashion.it).

Date. Milano Moda Donna ha due edizioni annuali: settembre per le collezioni Primavera/Estate, e Febbraio per le collezioni Autunno/Inverno. Prossimi appuntamenti: 20-26 febbraio 2013; 18-24 settembre 2013; 19-25 febbraio 2014; 17-23 settembre 2014.

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