I robot? Gente di casa

Sono discreti, aiutano nelle faccende casalinghe, proteggono e intrattengono i bambini. Gli automi sanno come farsi amare...

Ròbot. La corretta pronuncia è ròbot, con l’accento sulla prima “o”. Nell’immaginario collettivo si crede che il termine sia di origine inglese, in realtà fu coniato per la prima volta dallo scrittore ceco Karel Capek a indicare un automa meccanico in grado di svolgere lavori noiosi e ripetitivi. Il termine deriva infatti dal vocabolo ceco “robota” che significa “lavoro manuale senza intelligenza”.

Parola di Asimov. Il futuro immaginato da Isaac Asimov sta lentamente prendendo forma. Se da tempo siamo abituati a vedere i robot impiegati nelle fabbriche, nel giro di non molto tempo questi saranno parte integrate dell’ambiente familiare. Anzi, qualcuno già vive a casa nostra.

Evoluzione in fabbrica. Anche i robot impiegati nelle catene di montaggio stanno cambiando. Alla Vanguard Plastics di Southington, Connecticut, è attivo Baxter: 135 chili, 1 metro e 90 di altezza e due grandi occhi. Questo robot infatti muove gli occhi in relazione al suo lavoro. Sono fissi sul nastro trasportatore se sta lavorando, assumono uno sguardo crucciato se commette un errore e distolgono lo sguardo altrove se ha portato a termine il suo compito. Tutto questo per rendere evidente ai suoi colleghi umani lo stato in cui si trova.

Aspira e lava. Qualche anno fa l’azienda iRobot ha lanciato la prima coppia di robot per la pulizia dei pavimenti. Quando Roomba ha terminato di aspirare la sporcizia in casa, Scooba entra in azione per lavare e asciugare. Di forma cilindrica, sono in grado di orientarsi autonomamente all’interno dell’ambiente domestico, evitare gli ostacoli e tornare a fine lavoro nella loro postazione di partenza. Dal lancio dei primi modelli di iRobot anche molte altre aziende hanno offerto la loro versione: Samsung, Karcher, Cleanbot, Vorwerk. I migliori sono in grado di lavorare per due ore consecutive e tornare alla basetta prima di esaurire la batteria, ricaricarsi e riprendere da dove hanno lasciato, nonché svuotare autonomamente il filtro di aspirazione. I prezzi e i modelli sono tantissimi. I più economici partono da 299 euro, quelli professionali che ne costano anche oltre 700.

Anche i vetri. Windoro è la versione pensata per il lavaggio di tutte vetrate e finestre. Composto da due sezioni, viene applicato a cavallo del vetro da pulire e questo, grazie a due potenti magneti, lavora senza problemi sulla superficie verticale. Il prezzo varia in base alla capacità di spessore che riesce a gestire: 600 euro per quello da 5-15 mm e 700 per la versione 16-28 mm.

Pollice verde. Gli amanti del giardino all’inglese sanno bene quanto lavoro sia necessario per mantenere un prato costantemente curato. La robotica ha dirottato l’idea “aspira e lava” anche nel giardinaggio creando il robot tagliaerba. Il funzionamento è simile a quello descritto in precedenza, ma, invece delle spazzole, questo tipo di robot monta lame rotanti. Le vaste dimensioni del giardino rispetto ad un appartamento e la necessità di funzionare all’aria aperta ne fanno un oggetto più costoso: dai 1.200 euro del Wiper Blitz X agli oltre 4.500 dell’Husqvarna Automower 230 ac.

Primo. Le prime macchine automatiche mosse ad acqua furono progettate nel 1206 dal’arabo Al Jazari.

Basta ferro da stiro. Le camicie sono da sempre il capo d’abbigliamento più difficile da stirare. Per questo è stato creato il robot Siemens Dressman, una sorta di manichino gonfiabile su cui applicare la camicia appena uscita dalla lavatrice, capace di asciugarla e stirarla in pochi secondi. Il prezzo e l’ingombro sono più adatti a chi ha bisogno di smaltire una mole di camicie importante. Costo: circa 500 euro.

Cuoce e affetta. Il kebab piace a molti, ma forse piace meno a chi deve stare in continuo contatto con la griglia rovente per prepararlo. La soluzione a questo problema l’ha inventata Ahmet Kalyoncu, l’inventore del Doner-Robot, una macchina in grado di affettare automaticamente carne per 120 porzioni di kebab all’ora. Al “cuoco” non resta che recuperare le fette già cotte e servirle nel ben noto pane.

Panni. «Niente ti pesa quando fai qualcosa che ami profondamente. Se mi trovassi a dover recitare nei panni di un robot e a muovermi in un mondo di effetti speciali, allora sì che avrei delle difficoltà» (Meryl Streep).

Il nuovo miglior amico 2.0. I cani robotici sono molti, forse proprio perché si è alla ricerca del miglior amico dell’uomo 2.0. Tra i primi, a partire dal 1999, ci fu il cagnolino Aibo della Sony. Sviluppato in diverse versioni, è stato in commercio fino al 2006, anno in cui la produzione è stata interrotta a causa delle scarse vendite (il costo si aggirava intorno ai 2.500 euro). Aibo era capace di interagire con l’ambiente intorno, dai suoni alle immagini, che venivano captate grazie ad una microcamera. Il 2003 è stato l’anno del lancio di Robodog, di 12 chili di peso, è in grado di trasportare sul suo dorso un bambino pesante il doppio. Può essere guidato dal web, capisce oltre 60 comandi e legge le email con voce umana.

E un gatto. Degli amanti dei gatti come i giapponesi non potevano perdere occasione di crearne uno robot: è Necoro (dal giapponese neco=gatto), un felino dalle sembianze di un peluche che apprezza le carezze, reagisce ai movimenti del padrone ed emette 48 differenti suoni. Disponibile solo in Giappone.

Da guardia, ma non abbaia. Vi sareste mai aspettati di poter tenere sotto controllo la casa grazie a un robot? Oggi è possibile grazie a Rovio dell’azienda WowWee, un piccolo veicolo a tre ruote motrici capace di controllare il perimetro della propria casa (o qualsiasi altro luogo), seguire i movimenti dei propri figli o di eventuali animali, tenere sotto controllo oggetti di valore, il tutto guardano le immagini in streaming che giungono dalla telecamera montata su un braccio mobile. Rovio è dotato anche di microfono e speaker per comunicare a distanza ed è controllabile tramite computer, sfruttando un qualsiasi browser, o grazie ad un dispositivo Apple. Il costo: 270 euro.

Di aiuto ai pompieri. In Croazia è nato Firebot, un concentrato di tecnologia a servizio dei pompieri sviluppato dalla società automobilistica Dok-ing. Dotato di sette telecamere è controllato da un operatore tramite un joystick e può raggiungere tutti quei luoghi inaccessibili ai pompieri, perché troppo angusti o pericolosi. La struttura è costituita da un serbatoio di acqua cingolato, sul davanti monta una lama con una pinza che gli permette di forare le pareti e raccogliere oggetti che pesano fino a 5 tonnellate. È in grado di riconoscere la sagoma delle persone in mezzo al fumo e sa distinguere i materiali infiammabili da quelli ignifughi. Sviluppare un oggetto così sofisticato ha richiesto un importante sforzo economico, in parte sopperito da un contributo di 800.000 euro dell’Unione europea.

Che penna! Tra qualche anno questo articolo potrebbe venire direttamente dalla fredda penna di un giornalista-robot. Il primo passo in questo senso è stato compiuto nel laboratorio di intelligenza artificiale della Northwestern University (Illinois), in cui i ricercatori hanno creato The Machine, un software in grado di generare autonomamente articoli dedicati al baseball. Per scrivere un articolo sportivo The Machine ha bisogno di sapere solo il risultato dell’incontro, le principali fasi di gioco e i suoi protagonisti. La volontà è quella di commercializzare il programma per le tesate locali o online, e dare così spazio ai campionati minori che spesso non sono presi in considerazione dai giornalisti.

Fantini robot. Amante delle corse di dromedari ma stufo di vedere in sella agli animali fantini-bambini, lo sceicco Abdullah bin Khalifa al Thani del Qatar commissionò nel 2004 a una società svizzera il progetto di un fantino-robot. Acconto di 1,37 milioni di euro, il prodotto finito è un pupazzo molto simile all’originale equipaggiato di redini e frustino ma senza gambe: lo sceicco ne ha comprati 100, prezzo 5.500 dollari l’uno. [Michele Ferrante, La Gazzetta dello Sport 3/1/2004]

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