Finalmente, il passaporto europeo per i professionisti

Basterà un certificato per vedere la propria abilitazione riconosciuta nell'Ue. Così il medico fiorentino potrà lavorare anche a Parigi...

Il passaporto professionale. Arriva il passaporto professionale europeo per lavorare ovunque nell’Unione europea. Infatti, la Commissione europea ha adottato una proposta di revisione della direttiva sulle qualifiche professionali per rendere rapido, semplice e affidabile il riconoscimento delle abilitazioni ottenute nell’Ue.

Ridurre la burocrazia. Sarà quindi un certificato elettronico a facilitare i trasferimenti professionali nei Paesi aderenti all’Unione Europea. Servirà a sfrondare tutte le norme e i regolamenti burocratici che ogni singolo Stato prescrive al professionista straniero che voglia vedere riconosciuta la propria abilitazione.

Sportelli unici e web. Tutti i cittadini che chiederanno il riconoscimento delle loro qualifiche professionali avranno la possibilità di avere un unico interlocutore anziché dover fare la spola tra diversi organismi pubblici. Questo punto di riferimento dovrebbe essere rappresentato dagli sportelli unici che consentiranno ai cittadini di ottenere informazioni in un unico punto di accesso sui documenti da sottoporre per il riconoscimento delle proprie qualifiche e che prevede anche la possibilità di optare per la procedura di riconoscimento online.

Cosa cambia per alcune categorie. Il passaporto europeo entrerà in vigore inizialmente per quelle categorie già inserite nella direttiva sulle qualifiche professionali in vigore dalla fine del 2007. Vale a dire: architetti, ingegneri, medici, infermieri, farmacisti e veterinari. Le altre categorie verranno coinvolte in seconda battuta. Per le prime è allo studio anche un’armonizzazione al livello europeo dei requisiti minimi di formazione e la possibilità di verifiche professionali comuni.

Il dottore italiano. Il lavoratore dipendente italiano che decide di stabilirsi all’estero potrà vedersi riconoscere facilmente l’abilitazione alla sua professione. Per cui il medico abilitato alla professione nella provincia di Firenze potrà esercitare a Parigi in un qualsiasi ospedale dell’Ue saltando tutta la prassi burocratica che oggi lo farebbe probabilmente desistere. Scrive Giuseppe Sarcina sul Corriere della Sera: «un documento unico che consente di inseguire le occasioni anche oltre frontiera, saltando i blocchi burocratici e di categoria, spesso costruiti ad arte proprio per evitare invasioni di campo».

L’idraulico polacco. La storiella dell’idraulico polacco che rompe il mercato nei paesi ricchi è tornata alla ribalta. Se ne parlava all’epoca della direttiva Bolkestein sulla liberalizzazione dei servizi quando il timore di una concorrenza a miglior prezzo frenò parzialmente un progetto di liberalizzazione in una prima fase più ampio. Del resto la Bolkestein tenne fuori dal giro delle liberalizzazioni il settore della Sanità.

I pro e i contro. I problemi potrebbero arrivare dai rappresentanti degli Ordini professionali per via della disciplina nazionale dell’abilitazione: in Italia rimarrebbero gli esami di Stato per le professioni, in Spagna no. Ogni Ordine potrà disciplinare l’accesso alla professione dei propri connazionali, ma non imporre calvari burocratici a chi, preso il titolo in modo diverso ma ugualmente valido nel proprio Stato di origine, voglia esercitare all’estero. Ovviamente gli Ordini dei vari stati saranno spinti a creare a una maggiore omogeneità tra loro.

Il lavoro in Europa. Secondo il Cedefop (il Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale) entro il 2020 si prevede un aumento di oltre 16 milioni della domanda di personale altamente qualificato, mentre per la domanda di lavoratori con qualifiche formali di basso livello è atteso un calo di circa 12 milioni. La percentuale di posti di lavoro che richiedono qualifiche di alto livello passerà dal 29% nel 2010 a circa 35% nel 2020, mentre il numero di posti di lavoro che impiegano personale scarsamente qualificato scenderà dal 20% al 15%. La percentuale di posti di lavoro che richiedono qualifiche di medio livello resterà significativa, attorno al 50 %.

La sfida delle professioni. «Una delle sfide che sta affrontando l’Europa sarà l’aumento della domanda di personale altamente qualificato in tutta la Comunità. La proposta sulle qualifiche professionali risponde all’esigenza di disporre di un buon sistema di riconoscimento delle qualifiche per favorire la mobilità dei professionisti in tutta Europa» ha spiegato Michel Barnier, Commissario al Mercato interno e ai Servizi Finanziari.

Cosa dice la legge. I testi di riferimento sono essenzialmente due:  il Trattato istitutivo della Comunità Europea e la Direttiva sulle qualifiche professionali:

– Libera circolazione. Il titolo III del Trattato disciplina la libera circolazione delle persone, dei servizi e dei capitali. L’articolo 39, nei suoi commi introduttivi, abolisce ogni tipo di discriminazione fondata sulla nazionalità tra i lavoratori degli Stati membri. Ovvero abbattere tutti i paletti per quanto riguarda assunzione, condizioni di impiego e retribuzione. Il comma 3 dell’ art. 39 lettera b è il più esemplificativo: sancisce il diritto di «spostarsi liberamente nel territorio degli Stati membri per motivi di lavoro».

Direttiva sulle qualifiche professionali. La direttiva 2005/36/CE riorganizza la questione delle qualifiche professionali. Mette insieme le quindici direttive precedenti in materia e si pone l’obiettivo di migliorare e regolamentare la mobilità dei lavoratori (qui il testo completo). Con il passaporto europeo la Direttiva introduce un nuovo sistema che, attraverso specifici requisiti di qualifica, garantisce una maggiore trasparenza e legittimazione delle professioni regolamentate. Gli Stati membri dovranno fornire un elenco delle proprie professioni regolamentate. Dopodiché andrà effettuata una valutazione reciproca coordinata dalla Commissione europea. Verranno inoltre aggiornati i requisiti minimi di formazione per medici, dentisti, farmacisti, infermieri, ostetriche, veterinari e architetti. Per esempio, il requisito minimo di ammissione alla formazione per infermieri e ostetrici è stato aumentato da 10 a 12 anni di formazione scolastica generale.

Il metodo di valutazione. Quasi tre anni fa è entrato in vigore il Quadro Europeo delle qualifiche. L’obiettivo è armonizzare il riconoscimento di capacità e meriti lavorativi di tutti lavoratori degli Stati membri per azzerare gli ostacoli nel procedimento di selezione per gli stranieri. Il passaporto europeo servirà anche a certificare le qualifiche professionali. Dal tesserino elettronico non verrà fuori direttamente il curriculum della persona, ma sarà comunque possibile risalire alle mansioni svolte dal professionista e al livello di apprendimento conseguito in determinati settori. Le aree di riferimento individuate sono tre: conoscenze, abilità e competenze. I voti, o meglio il livello personale, è classificato in otto livelli.

Passaporto per tutti. Il passaporto europeo vale per liberi professionisti, lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti. Non ci sono neanche limitazioni di tempo, nel senso che è un documento valido (ed utile, se non  fondamentale) sia che il lavoratore si trasferisca in un altro Stato membro della Comunità europea per un mese che per un anno. L’unica condizione è che il suo trasferimento avvenga per motivi di lavoro.

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