L’economia dei social network

Post, condivisioni, like, chat, Il modo di comunicare è stato completamente stravolto. Ma come riescono i social network a rendere profittevole questo business? La parola chiave è advertising

Oggi il tempo, o almeno la percezione che se ne ha, non è più scandito da una lancetta di orologio, ma dal suono di una notifica: un like al post, un commento a una foto. I social network regnano incontrastati tra le nostre abitudini quotidiane. La rivista Wired nel 2014 ha calcolato che in quell’anno sono state scritte sui social media 52 mila miliardi di parole, dato che corrisponde a circa 520 milioni di libri. In che modo i big player riescono a fare business e guadagnare? I social network più noti ed utilizzati, come Facebook, Whatsapp, Instagram o Twitter non prevedono alcuna fee di iscrizione, per cui l’utente può registrarsi, creare il proprio profilo e utilizzare il social senza alcun pagamento. Ciò che permette ai social media di ricavare profitti, infatti, ha un nome: advertising.

Il business dei social media. L’advertising, ovvero il messaggio pubblicitario, non è un concetto da economia 2.0 ed è sempre stato utilizzato dalla carta stampata fino ad arrivare agli spot pubblicitari. È evidente, però, che nel web l’advertising ha trovato un veicolo più ampio per esprimersi: post, banner, video, immagini. Gli utenti di Facebook o Instagram avranno sicuramente notato alcune pagine “sponsorizzate” che mostrano svariati prodotti, spesso in linea con le ricerche che l’utente è solito fare. Questo perché quando un utente utilizza un social, quest’ultimo ne memorizza alcuni dati. Il concetto di cluster della clientela si riferisce proprio alla segmentazione che viene fatta degli utenti (per età, area geografica, professione, interessi, etc…) e a cui le aziende si possono rivolgere per poter meglio indirizzare il proprio prodotto e rendere così il messaggio molto più efficace. Questa possibilità è una vera e proprio miniera d’oro per le varie aziende, che giorno dopo giorno, consapevoli del potere del web, spostano sempre più budget dedicato al marketing alle diverse piattaforme social. Il meccanismo è alquanto semplice: le aziende pagano il social media per poter avere il proprio spazio pubblicitario, proprio come accade per la televisione. La differenza, però, sta nel fatto che ad oggi le aziende hanno capito che investire nell’advertising sul web conviene molto di più piuttosto che investire nei media tradizionali. Secondo il report di GlobalWebIndex, l’utente trascorre in media ogni giorno sui social circa 2 ore e 15 minuti, il 33% del tempo complessivo speso online. Oltretutto, sul web è possibile tracciare lo user behaviour, ovvero tenere conto del comportamento del cliente in merito alle sue preferenze e a quanto tempo dedica a determinate attività. Grazie alle analisi dei dati, per esempio le pagine visitate, commentate, condivise o dai banner cliccati, per l’azienda proprietaria del social network diventa più facile capire su cosa investire e come migliorare l’esperienza sulla piattaforma al fine di moltiplicare gli utenti, proprio perché più questi saranno e maggiore traffico e denaro si potrà generare da parte della pubblicità.

Qual è il ritmo di crescita dei guadagni da advertising? Una ricerca di eMarketer mostra che dal 2014 all’attuale 2017 i ricavi ottenuti dai social network tramite l’advertising sono passati dai 17.9 ai 41 miliardi di dollari USA. Inoltre, si stima che entro la fine dell’anno la pubblicità sui social media costituirà il 34,5% del totale dell’advertising digitale. Da Zenith Optimedia, invece, ci giunge la previsione che la spesa globale in advertising sui social network costituirà il 20% del totale dell’advertising sul web al 2019, arrivando a quota 50 miliardi di dollari USA.

Sempre più importanza al mobile. Addio desktop, è il mobile ormai a dettare le regole del gioco. Le aziende cercano infatti di adattare i propri contenuti pubblicitari al pubblico delle piattaforme mobile, come smartphone e tablet. Da uno studio comScore, infatti, emerge che nel 2015 oltre il 60% del tempo totale trascorso sui social network proveniva dall’uso di smartphone, percentuale che sale al 79% se si includono i tablet. Secondo una ricerca IAB e Pwc, invece, i ricavi provenienti da advertising sul web relativi allo scorso anno sono stati per oltre il 50% prodotti da mobile.

Dietro un’app esiste un bilancio. La creazione di un social network o di un app parte da un’idea, ma quando questa viene realizzata si costruisce dietro alla piattaforma una vera e propria azienda. Un’azienda che ha dei dipendenti, infrastrutture fisiche e soprattutto dei numeri di bilancio da far quadrare. Ecco perché gli analisti guardano con attenzione ai dati aziendali, inclusi quelli relativi all’advertising, perché da questi può dipendere anche l’andamento della loro quotazione in Borsa.

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