La BCE va avanti per la sua strada

Riunione di marzo della Banca centrale europea. Tassi invariati e conferma del piano di riacquisto di titoli che da aprile scende a 60 miliardi di euro al mese

Mario Draghi prosegue per la sua strada. Durante l’ultima riunione della Banca Centrale Europea, che si è tenuta lo scorso 09 marzo, non sono state apportate modifiche alla politica monetaria della zona euro.

I tassi bassi e il QE continuano. Il Consiglio direttivo della BCE ha lasciato i tassi al livello di minimo storico. Attualmente il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principale, ovvero il tasso che la BCE applica ai prestiti che fa alle altre istituzioni finanziarie commerciali (le banche), resta pari allo 0%. Secondo lo stesso Consiglio i tassi di interesse di riferimento dovrebbero rimanere su questo livello ancora per un lungo periodo di tempo. Nessuna modifica anche al piano di Quantitative Easing. Il QE procede come da programma; da aprile gli acquisti di titoli scenderanno da 80 miliardi di euro al mese a 60 miliardi almeno fino al prossimo dicembre. Draghi lascia inoltre la porta aperta a possibili prolungamenti se le condizioni economiche della zona euro lo renderanno necessario. A poco sono valse le critiche del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble secondo cui le politiche monetarie espansive hanno ormai raggiunto un limite. Per Schaeuble più dura la fase dei bassi tassi di interesse e più aumenta l’impatto negativo sul settore finanziario, già fragile in Europa.

L’importanza della moneta unica. In un contesto politico dove diversi Paesi della zona euro stanno mettendo in discussione l’utilità e la funzione della moneta unica Mario Draghi ribadisce l’importanza della moneta comunitaria. “L’euro è qui per rimanere. La domanda non è se è irrevocabile, perché lo è”. Queste sono state le decise parole del presidente della BCE. Draghi ha voluto rispondere anche al neo presidente degli Stati Uniti Donald Trump e alla sua accusa secondo la quale l’euro sarebbe una valuta ‘manipolata’.  La politica monetaria della BCE è indipendente ed è il dollaro ad essere al di sotto del suo tasso di cambio medio storico, non l’euro.

La ripresa economica sembra prendere slancio. Come da prassi in una riunione della BCE, sono stati commentati anche i dati economici che mostrano le condizioni di salute della zona euro. Il credito alle famiglie e alle imprese, necessari per rilanciare gli investimenti e i consumi, mostrano un aumento generalizzato della fiducia sull’attuale clima economico. I rischi al ribasso ci sono ancora, ma sono meno pronunciati rispetto ai periodi precedenti. Secondo le ultime stime della BCE il PIL dell’Eurozona è atteso al +1,8% per il 2017 e al +1,7% per il 2018; in entrambi i casi le stime sono state riviste al rialzo di uno 0,1% rispetto alle precedenti. Per quanto riguarda l’inflazione, il valore ‘core’ resta stabile allo 0,9% ancora lontano dal target del 2%. Cosa significa? Semplicemente che il recente aumento dell’inflazione non è legato ad un miglioramento dell’attività economica ma all’aumento temporaneo del petrolio. L’inflazione continua a rimanere debole, ma i rischi di una deflazione sono praticamente spariti.

Non solo politica monetaria. Il solo intervento della BCE non basta per un rilancio dell’economia dell’Eurozona. Tutti i governi devono iniziare a focalizzare la loro attenzione sulla politica fiscale ed accelerare nell’attuazione delle riforme strutturali fondamentali per far si che la crescita economica sia sostenibile nel tempo. Per Draghi si potrebbero ottenere grandi benefici sulla produttività semplicemente diffondendo le tecnologie già esistenti.

Gli effetti sui mercati. Le parole di Draghi non sono state una particolare sorpresa per i mercati. Non ci sono stati movimenti di rilievo né sul mercato obbligazionario né su quello valutario, cioè quei mercati che di solito reagiscono con maggiore rapidità durante le riunioni della Banca Centrale Europea. I rendimenti obbligazionari, a meno di qualche sorpresa che potrebbe arrivare dai risultati delle prossime elezioni francesi potrebbero salire, continuando tuttavia a restare sotto la media storica.

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