Avere ragione è un’arte… che si impara. Ma come?

Ecco alcuni piccoli stratagemmi per averla vinta in una conversazione. Da conoscere e apprendere per utilizzarli e, soprattutto, per difendersi...

Avere sempre ragione. «Quanto mi secca avere sempre ragione…» (il dottor Ian Malcom di Jurassic Park).

Un sogno che diventa (quasi sempre) realtà. Avere ragione in tutte le conversazioni è il sogno di politici, manager e opinionisti, ma anche di fidanzate, colleghi, genitori e figli, mogli e mariti. Grazie ad alcuni piccoli stratagemmi, il sogno può diventare realtà, quasi sempre.

Gli stratagemmi di Schopenhauer. L’idea non è nuova: in L’arte di ottenere ragione, del filosofo tedesco Arthur Schopenhauer, vissuto a cavallo tra fine Settecento e Ottocento, sono elencati 38 stratagemmi per averla vinta sull’interlocutore, anche quando la situazione sembra volgere palesemente a favore dell’altro e a prescindere dalla verità o falsità dell’oggetto della disputa.

Eccone alcuni [fonte: Wikipedia]:

–      Confusione: porre all’avversario domande in un ordine diverso da quello nel quale se le sarebbe aspettate in modo da confonderlo;

–      Metaforizzare: scegliere sempre metafore e similitudini che siano favorevoli con quanto si sostiene;

–      Presentare l’opposto della propria tesi: presentare l’opposto della propria tesi in modo denigratorio, per far sì che l’avversario sia costretto a rifiutarlo;

–      Dichiarare la vittoria: dopo che l’avversario ha risposto a molte domande senza peraltro giungere alla conclusione desiderata, dichiarare la vittoria con una buona dose di faccia tosta;

–      Mutatio controversiae: se c’è il rischio che l’avversario possa avere ragione, spostare l’argomento della disputa su altre questioni;

–      Esagerazione: spingere l’avversario ad esagerare le proprie affermazioni e quindi confutarle;

–      Sfruttare l’ira dell’avversario: se di fronte a un certo argomento l’avversario si adira, insistere su quell’argomento, poiché è facilmente il punto debole del suo ragionamento;

–      Denigrazione: per accantonare, o almeno rendere sospetta, un’affermazione dell’avversario ricondurla ad una categoria odiata dagli ascoltatori;

–      Sproloquiare: l’avversario rimarrà sconcertato e sbigottito da sproloqui privi di senso.

MaggioranzaVSminoranza/1. Lo psicologo Asch, negli anni Cinquanta, compie un importante esperimento sul concetto della conformità sociale, dimostrando come spesso si tenda a dare ragione alla maggioranza. Secondo lo studioso, la conformità è l’adesione a un’opinione o a un comportamento prevalente anche quando questi sono in contrasto con il proprio modo di pensare. La “lettura razionale della conformità”, secondo Asch: il fatto che tutti la pensassero in un determinato modo ha portato alcune persone (facenti parte dell’esperimento) a dubitare della propria percezione e a pensare che la maggioranza potesse avere ragione. Asch ha dimostrato anche, però, che le persone ritornano alla loro posizione originaria non appena la maggioranza è assente [fonte: Arcuri, Manuale di Psicologia Sociale, Il Mulino 1995, euro 29,95].

MaggioranzaVSminoranza/2. Negli anni Sessanta, la posizione di Asch è rovesciata dall’esperimento di Moscovici. Lo psicologo dimostra che una minoranza può influenzare le opinioni altrui quando il proprio punto di vista è difeso in modo coerente.

Un libro per imparare ad avere ragione. Madsen Pirie, autore del libro Come avere sempre ragione. Usare la logica, abusarne e difendersi (Ponte alle Grazie 2011, euro 14,50). Parte dal concetto della fallacia logica, un errore sottile nascosto nel ragionamento che viene studiato da oltre due millenni. Conoscerla è utile per fronteggiare le fallacie utilizzate dall’interlocutore, per usarle di proposito e, non meno importante, per difendersi. I ragionamenti fallaci sembrano logici e rigorosi, mostrando come valido qualcosa che in realtà, a un’analisi più attenta, non lo è. L’autore indica più di ottanta fallacie, che ciascuno può imparare e nascondere nel proprio discorso. «Pirie descrive il libro come un manuale utile a quanti non vogliano farsi imbrogliare, ma anche come un coltello assai affilato nelle mani di quanti, entro un confronto dialettico, siano pronti a usare ogni stratagemma: in politica come all’università, come nelle aule dei tribunali. In effetti il libro è un repertorio degli errori, degli inganni (intenzionali o no) e delle mezze-verità che dominano le nostre controversie» [Fonte: Ilgiornale.it].

Ecco qualche esempio:

–      Analogia abusiva: invece di insultare direttamente chi sta argomentando, bisogna escogitare un’analogia che lo metta in cattiva luce, paragonandolo a qualcosa che farebbe nascere una reazione sfavorevole in chi ascolta;

–      Accento: dare un’intonazione particolare a certe parole o frasi può servire a dare un senso che normalmente non rientrerebbe nel significato letterale;

–      Accecare con la scienza: specializzarsi nell’uso del gergo tecnico e scientifico per raggirare l’uditorio;

–      Revoca della definizione: quando qualcuno cambia il significato delle parole che ha usato allo scopo di respingere  un’obiezione. Per esempio: «Non è mai stato nemmeno una volta all’estero»; «Veramente è stato a Boulogne»; «Ed essere stati a Boulogne tu lo definisci andare all’estero?».

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