What a Space: il negozio (e non solo) si condivide

La fondatrice Daniela Galvani ci spiega tutto sulla piattaforma che mette in contatto chi ha spazi commerciali con chi cerca un posto per vendere o fare un evento.

Le piattaforme per la condivisione stanno cambiando il mercato, entrando in ogni aspetto della nostra vita: dal car sharing al garage sharing, dalla vacanza gratuita in cambio di servizi al marketplace dei pet sitter. Quando l’idea parte da un’esigenza del pubblico e la piattaforma è chiara e innovativa, investitori e utenti arrivano. È il caso di What a Space, startup fondata da Andrea Sesta e Daniela Galvani, che mette in contatto i possessori di spazi commerciali con chi ha bisogno di un luogo per una vendita a tempo, un evento, un temporary shop. I vantaggi di What a Space? Secondo la founder Daniela Galvani sono “la ricerca facile degli spazi, pratiche snelle per affittarli, periodi di locazione da 1 giorno a 1 anno, tariffe per tutte le tasche”. Scopriamo di più su come funziona la startup.

Daniela, cos’è What a Space? 

È una piattaforma dove chi cerca uno spazio a breve termine per esporre, vendere o tenere un evento può trovarlo, cercando in base a geolocalizzazione, prezzo, tipologia, metri quadri, ecc.; chi invece ha uno spazio da offrire – che sia un negozio, un corner, una vetrina, o un palazzo intero – può metterlo a disposizione. Su What a Space, Space User e Space Owner si incontrano e trattano. Si può prendere in affitto uno spazio per un solo giorno, o anche per una settimana, un mese, o un anno. Ci sono degli affittuari che si sono trovati così bene che hanno deciso di rimanere per oltre un anno, ma l’idea di What a Space è di permettere la ricerca e l’offerta di spazi in affitto a breve termine. Sei un artigiano e vuoi mostrare le tue creazioni a Milano durante la settimana del Salone del Mobile? Sulla nostra piattaforma puoi trovare un negozio, un locale, o una vetrina per farlo (a Milano si parte da 65 euro al giorno, altrove costa molto meno). Vuoi vendere le tue creazioni per un mese in un negozio in centro prima di sobbarcarti un affitto a lungo termine? Puoi fare lo shop sharing, e condividere il negozio con altri venditori (sempre che i prodotti non siano in conflitto, naturalmente). Vuoi fare un evento di show-cooking in un palazzo dell’ottocento? Puoi trovare lo spazio e organizzare l’evento.

Come e quando è nata l’idea?

È la naturale evoluzione della nostra prima start-up, [Im]possible Living, una piattaforma che consente ai cittadini di mappare gli spazi abbandonati. Gli utenti ci contattavano dicendo: ho visto quello spazio sul sito, vorrei usarlo, come si fa? Noi avevamo il contatto di chi aveva mappato lo spazio, non del proprietario, quindi spesso lo spazio abbandonato restava tale. Ascoltando le richieste degli utenti, abbiamo capito che c’era un’esigenza che non veniva soddisfatta: quella di riutilizzare gli spazi, di farlo subito e a breve termine. Così, a giugno 2013, tornati da San Francisco, abbiamo iniziato a lavorare all’evoluzione di quel primo progetto e rimescolando l’idea di [Im]possilbe Living con la necessità di cittadini e imprese è nata What a Space. Era l’inizio del 2014.

Cosa si può fare sulla piattaforma di What a Space?

Il proprietario può mappare da solo il suo spazio, raccontarlo, inserire foto (se vuole, può richiederci un servizio fotografico professionale), geolocalizzarlo, descrivere quello che si può fare e non si può fare nel suo spazio, e mostrare gli eventuali accessori e servizi extra (proiettori, fari, ecc.), gratuitamente: un po’ come fanno i proprietari di case su Airbnb. L’affittuario può fare una ricerca per provincia (per ora una trentina), cercare per mq, prezzo, tipologia di spazio, attività, e mettersi in contatto diretto col proprietario. Adesso stiamo lavorando a un nuovo tool, il sopralluogo virtuale. Vogliamo agevolare al massimo l’incontro di proprietario e affittuario. Presto ci saranno anche il pagamento online direttamente sulla piattaforma, l’assicurazione e i contratti già pronti da utilizzare.

Avete un sistema di feedback?

Al momento abbiamo un servizio di rating interno. Per esempio, ai nostri migliori space owner abbiamo offerto la possibilità di mostrare i loro spazi in tutto il mondo grazie alla collaborazione con i nostri competitor esteri, My Pop Corner, Go Pop Up, Pop Places e Pop Scout.

Voi offrite anche dei servizi aggiuntivi: di cosa si tratta e a chi sono rivolti?

Offriamo servizi aggiuntivi sia per la realizzazione di un temporary shop che per gli eventi. Nel caso di eventi, i clienti spesso ci chiedono di poter avere un fotografo, o di trovare musicisti e attori per delle performance, o anche solo delle attrezzature, e noi ci serviamo dei nostri partner per fornire questi e altri servizi.

Com’è composto il vostro team? Quanti anni avete e cosa avete studiato?

Oggi siamo in 7 e tutti sui trent’anni. Io sono architetto, mentre il mio socio, Andrea, è un ingegnere informatico/gestionale. All’inizio abbiamo dovuto rimboccarci le maniche e imparare nuove competenze: Andrea ha imparato a gestire tutta la parte amministrativa, io quella di comunicazione.

Cosa consiglieresti ai giovani che vogliono fondare una start-up?

Di essere curiosi e testardi. Documentarsi, leggere, chiedere consigli, e ascoltare i feedback. Hai avuto un’idea, ma risponde a un’effettiva necessità? E poi, se ci credi devi essere determinato, non fermarti davanti alle prime difficoltà. E ancora, imparare: all’inizio bisogna saper fare un po’ tutto da soli. Ci si appoggia ai consulenti, naturalmente, ma bisogna imparare nuove skills. È importante anche non sottovalutare il contatto diretto con le persone: online si trova tutto e tutti, ma allargando le relazioni abbiamo scoperto posti molto belli per la nostra piattaforma. Il contatto umano è una dimensione da non dimenticare, anche se si lavora nel digitale. E poi serve anche un po’ di fortuna: io ho avuto quella di trovare un socio con competenze molto diverse dalle mie, siamo complementari.

 

 

 

 

 

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