La palestra della creatività: allenatevi e avrete successo!

Per essere più estrosi basta esercitarsi. I trucchi per farlo sono semplici e aprono la mente a nuove prospettive. Parola di psicologo...

Profumo di rose rosse. «Spiegare la creatività è, prima ancora che impossibile, insensato: come descrivere un odore. Profumo di rose rosse. Di limone fresco. Di borotalco. Di bosco dopo la pioggia. Facili da riconoscere. Impossibili da definire in modo soddisfacente con una stringa di parole. […] Creatività è la nuova, efficace soluzione di un problema. È la visione che illumina fenomeni oscuri. È la scoperta scientifica che apre prospettive fertili. È l’intuizione felice dell’imprenditore che intercetta un bisogno o un’opportunità ed esprime lo spirito del proprio tempo in un prodotto o un servizio che migliora la vita. È l’illuminazione dell’artista che comprende in una sintesi sorprendente aspetti sconosciuti del mondo e di noi. In sostanza, creatività è qualcosa di nuovo, che produce qualcosa di buono per una comunità. E, per questo, ci riempie di meraviglia e di gratitudine» (Anna Maria Testa, La trama lucente, Rizzoli).

Ricerca creativa. Secondo una ricerca di Eurisko del 2004, gli italiani associano la creatività alla fantasia (64%, soprattutto giovani e donne), all’intelligenza (51%), alla genialità (44%), alla cultura (31%). Le attività ritenute creative sono l’arte (52%), l’artigianato (50%), la cucina (47%) e la moda (47%).

Siamo tutti creativi. Secondo la Obscure Features Hypothesis (OFH) dello psicologo Anthony McCaffrey, non esistono cervelli poco creativi ma solo poco allenati. Con tecniche mirate ed esercizi ad hoc, si può aiutare la mente a produrre idee innovative. McCaffrey: «Può capitare che un fenomeno che abbiamo avuto davanti milioni di volte non produca nessun tipo di intuizione e che poi, all’improvviso, diventi la base per un intervento risolutivo e quindi per un’invenzione. Ecco perché tutti possiamo essere creativi» (fonte: la Repubblica).

10 anni. Secondo l’economista e psicologo Herbert Simon per sviluppare un’idea creativa ci vogliono circa 10 anni di intensa applicazione.

La conoscenza. La creatività si può migliorare innanzitutto con la conoscenza. Più informazioni si hanno, più si ha la possibilità di trovare idee nuove. Per “conoscenza” non si intende solo la lettura o lo studio di libri. Si possono raccogliere informazioni leggendo giornali, navigando online, ma soprattutto osservando la realtà, interrogando i fatti e le persone, facendosi delle domande (Come? Chi? Dove? Perché?…). Nuove idee ci vengono incontro continuamente, tutti i giorni, ma spesso si è tanto distratti da non accorgersene.

Il piatto di spinaci. «Il fisico americano Richard Feynman intravide le regole dell’elettrodinamica quantistica guardando  le oscillazioni di un piatto di spinaci lanciato da un buontempone nel mezzo della caffetteria dell’università» (da La trama lucente).

Analizzare bene il problema. Prima di cercare una soluzione, è fondamentale definire nei particolari il problema. A volte le soluzioni creative sono le più semplici, ma, se non si ha chiaro il nodo da sciogliere, anche queste risultano difficili da trovare.

L’elefante. «Come si mangia un elefante? Facendolo a fettine» (da La trama lucente). Scomporre il problema in una serie di problemi più piccoli aiuta.

Scrivere. Un’idea arriva all’improvviso e, così come è venuta, fa presto anche ad andarsene. Per fermarla e non perderla, scrivete un appunto, fate un disegno, registrate sul cellulare. Una volta afferrata, potrete svilupparla con calma.

Abituiamoci a pensare. Di fronte ad un ostacolo, la nostra mente spesso non vuole fare fatica e risulta più facile applicare una soluzione già conosciuta, senza considerare che la soluzione migliore in un dato momento non è necessariamente la migliore sempre. Trarre sempre le stesse conclusioni e fare sempre le stesse associazioni ci disabitua a pensare.

Ripensare tutto. Se insistere con la propria idea, non porta da nessuna parte, è necessario ripensare il problema e affrontarlo in modo diverso. Non è facile, certo, ma basterebbe pensare a come lo racconterebbe un bambino, cambiando magari anche nomi e funzioni degli oggetti. Elementi che possono sembrare ovvi possono così assumere inaspettatamente un significato nuovo.

Basta poco. Prendiamo ad esempio Erika e Matteo, i due designers protagonisti di “Basta poco” abilissimi a trovare soluzioni creative per risolvere piccoli problemi quotidiani, senza grandi investimenti di tempo e di soldi. Semplicemente usando la testa. Ad esempio, piove e ho le stampelle? Chi mi tiene l’ombrello? Io, naturalmente. Basta prendere una vecchia bretella, riadattarla con un elastico e due sostegni per il manico e agganciarla alla cintura. Ed ecco, con due ore di tempo e dieci euro di spesa, le mani “miracolosamente” libere. Perchè non ci avevamo pensato prima?

Il gioco della corda. Fu proposto nel 1931 da Norman Maier: «Dal soffitto di una stanza pendono due corde. Bisogna annodarle, ma sono distanti tra loro e non è possibile afferrarle una all’altra. Nella stanza ci sono anche una sedia, un barattolo e un paio di pinze. Che cosa fate?». Soluzione: considerate la pinza non come attrezzo ma come un peso da attaccare a una delle corde per farla oscillare in modo tale che si avvicini tanto da poter essere afferrata (da La trama lucente).

Le giustapposizioni. Pensare al contrario apre la via a un nuovo modo di vedere le cose e aiuta ad uscire dai soliti schemi, portando alla luce idee sorprendenti.

Il problema del sacchetto. «Si era alla sedicesima buca dell’annuale torneo di golf; il giovane e bel dilettante aveva ottime probabilità di vincere; con l’ultimo colpo la pallina era arrivata vicino alla buca. Cantando per la gioia della sua imminente vittoria, egli si diresse verso il punto in cui era caduta la pallina, ma di colpo si fermò con un lampo di delusione negli occhi: la sua pallina era rotolata dentro a un sacchetto di carta abbandonato da qualcuno sull’erba. Se avesse tolto la palla dal sacchetto sarebbe stato penalizzato di un colpo; se avesse provato a colpirla dentro la busta il colpo sarebbe senz’altro stato deviato. Per un attimo rimase sbigottito, ponderando sul problema. Poi lo risolse. Come?». Soluzione: mise una mano in tasca, tirò fuori una scatola di fiammiferi, ne accese uno e diede fuoco al sacchetto. Quando fu tutto bruciato scelse un bastone, tirò un colpo, e guardò la palla rotolare sull’orlo della buca (da Giochi per sviluppare la creatività di E. Raudsepp e G.P. Hough Jr). Aveva pensato a come liberare non la pallina dal sacchetto, ma il sacchetto dalla pallina.

Per poter visualizzare i commenti devi accettare i cookie facoltativi, clicca qui per cambiare le tue impostazioni sui cookie.