Verso il riconoscimento facciale

Se a dirmi chi sei ci penserà un cellulare... Ecco come funzionerà la prossima tecnologia che rivoluzionerà il mondo...

Più di mille parole. Che internet sia un oggetto in continua evoluzione è ormai chiaro a tutti. Che i tempi in cui avviene questa evoluzione siano sempre più rapidi stupisce ancora un po’. Ecco perché nel giro di qualche anno il riconoscimento facciale dovrebbe contare più di mille parole.

Più volti, meno parole. Cisco System, società leader nella fornitura di apparati per il networking, ha stimato che entro il 2016 il 70 per cento del traffico internet consisterà in materiale audiovisivo, quindi filmati, foto, podcast. Con un flusso circa quindici volte superiore a quello attuale.

Miliardo. Il perché di un aumento esponenziale del materiale audio-video è la naturale risposta alla diffusione di smartphone e tablet (circa un miliardo in tutto il mondo quelli dotati di sim per il collegamento mobile).

Nuovo concetto di ricerca. Per rendere possibile districarsi tra i miliardi di ore di video registrati e visualizzabili online sarà essenziale cambiare il concetto di motore di ricerca, non più quindi parole chiave ma elementi visivi. Per ora non esiste un Google dei volti, ma alcune aziende stanno affinando le loro capacità in questo settore.

Eccoti, ma di che umore sei? Una di queste è la nViso, società svizzera fondata nel 2000 dall’italiano Matteo Sorci. Per ora i software prodotti sono capaci di indicare se in un’immagine è presente una determinata persona, ma non sono capaci di specificare quale espressione abbia.

Prima nell’auto-tag. Panasonic nel 2009 ha creato la prima macchina fotografica capace di individuare i volti delle persone nelle fotografie e procedere con il tag automatico sui social network: la Lumix Fx40.

Tutto sta nell’algoritmo. Il successo di un software di questo tipo risiede nel progettare un buon algoritmo. La nViso ha prodotto un algoritmo capace di analizzare le espressioni facciali attraverso 188 punti differenti in corrispondenza dei muscoli sottili del volto. Per fare questo basta utilizzare una semplice webcam e una scheda video commerciale da 200 euro. Al contrario dei vecchi algoritmi, che funzionavano solo in determinate condizioni ricreate in laboratorio, questo software funziona anche in condizioni visive non perfette.

Ti riconosco per il naso. Esperti di scienze cognitive dell’Università della California hanno scoperto che gli esseri umani quando si cimentano nel riconoscimento facciale di un altro individuo non guardano subito agli occhi, come si pensava, ma attorno al naso.

Tante possibilità. Le applicazioni di un efficace sistema di riconoscimento facciale sono molteplici, dalla sicurezza (stradale, aeroportuale, privata) alla medicina (per la diagnosi e la cura di malattie quali per esempio l’Alzheimer). E poi c’è il complicato campo dei social network.

Facce e sicurezza. Oggi in Italia per poter sfruttare i sistemi di sicurezza «intelligenti», capaci cioè di procedere all’associazione di immagini e dati biometrici, è obbligatoria la verifica preliminare del Garante della privacy.

Evoluzione Facebook. Facebook ha recentemente acquistato face.com, azienda israeliana specializzata nel riconoscimento facciale nelle fotografie. Questo consente al social network di procedere con il tag automatico degli utenti e segnalare le foto in cui si compare ma in cui non si è taggati. Non tutti gli utenti sono contenti di questa evoluzione tecnologica e sentono minata la propria privacy.

Anche sugli smartphone. Il Samsung Galaxy S3 sfrutta il riconoscimento facciale per capire ciò che l’utente sta facendo e quindi regolarsi. Se si sta leggendo un ebook, la fotocamera capisce e mantiene il display illuminato, per spegnerlo solo una volta accortosi che il lettore ha chiuso gli occhi. Se durante la digitazione di un sms si decide di chiamare quel numero, basta appoggiare lo l’S3 all’orecchio e per far partire la chiamata.

Non si sbaglia più. Secondo uno studio di National Institutes of Standards and Technology il tasso di errore dei sistemi di riconoscimento facciale è diminuito enormemente nell’ultimo ventennio: era dello 0,29 per cento nel 2010, contro il 79 per cento del 1993.

Il primo farà fortuna. Che in futuro sia la stessa Google, o se troverà spazio una nuova start up, il campo della ricerca online tramite riconoscimento facciale aprirà immensi spazi di lavoro per una tecnologia che si prospetta enormemente remunerativa per il suo creatore.

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