Piccoli paesi che pensano verde

In italia sono 22 i comuni 100% rinnovabili. Quelli che sviluppano tutte le risorse energetiche pulite: dal solare al geotermico alle biomasse...

100% rinnovabili. In Italia salgono a quota 22 i comuni 100% rinnovabili ovvero che riescono a coprire, se non superare, i fabbisogni termici ed energetici delle famiglie residenti, che puntano su un’integrazione efficace delle diverse fonti energetiche rinnovabili e non solo su una. Secondo Legambiente «rappresentano oggi il miglior esempio di innovazione energetica e ambientale».

I 22 comuni. Badia (Bz); Brunico (Bz); Cavalese (Tn); Dobbiaco (Bz); Fondo (Tn); Glorenza (Bz); Laces (Bz); Lasa (Bz); Monguelfo (Bz) Morgex (Ao); Pollein (Ao); Prato Allo Stelvio (Ao); Pré Saint Didier (Ao); Racines (Bz); Rasun Anterselva (Bz); Silandro (Bz); Sluderno (Bz); Stelvio (Bz); Tirano (So); Valdaora (Bz); Varna (Bz); Vipiteno (Bz).

Un modello efficiente. «La diffusione delle fonti rinnovabili sta cambiando lo scenario energetico nel nostro Paese con una velocità e dei risultati impensabili solo pochi anni fa. Grazie a questi impianti abbiamo ridotto le importazioni di fonti fossili e la produzione da impianti inquinanti. Ora è il momento di dare certezze a questa prospettiva, puntando su un modello sempre più efficiente, distribuito, rinnovabile» (Edoardo Zanchini, vicepresidente e responsabile energia di Legambiente).

I premiati. Legambiente ha premiato per questo 2012 i comuni di Varna («100% rinnovabile»), di Vicchio («per la qualità del suo progetto sulle biomasse») e la Provincia di Roma («per l’investimento nella solarizzazione e il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici scolastici»). Bisogna tener conto che la classifica premia proprio la capacità di sviluppare il mix più efficace delle diverse fonti, e non la produzione assoluta, perché «la prospettiva più vantaggiosa per i territori è rispondere alla domanda di energia valorizzando le risorse rinnovabili presenti» (Legambiente).

Le 5 fonti di Varna. Il Comune di Varna ha ben cinque impianti diversi di fonti rinnovabili. Conta: 66 fotovoltaici (per 3,3 MW), un impianto mini idroelettrico (70 kW), un impianto a biogas (1.140 kW), un impianto a biomasse (da 6.500 kW) che produce energia termica distribuita attraverso un impianto di teleriscaldamento [fonte: Legambiente].

La biomassa a chilometro zero di Vicchio. Il Comune di Vicchio, anche se non è 100% rinnovabile, è stato premiato perché ha progettato un impianto a biomassa forestale (880 kWt) che verrà distribuito tramite una rete di teleriscaldamento (850 metri) a 12 utenze pubbliche (tra cui il palazzo comunale, la scuola media ed elementare, il teatro comunale, il centro civico, la biblioteca, il museo e la palestra). E la biomassa sarà per il 50 % a chilometro zero (dal territorio comunale), per il restante 50 proverrà da un’area compresa entro i 70 km e creerà nuovi posti di lavoro.

Le scuole della Provincia Roma. La Provincia di Roma ha realizzato 228 impianti fotovoltaici su 183 edifici scolastici, più altri 7 installati su altre strutture (per un totale di 2.730 kW). L’obiettivo è di coprire tutte le scuole gestite dalla Provincia. Nei prossimi mesi entreranno in funzione altri 60 impianti.

Il solare. Secondo i calcoli di Legambiente, sono presenti impianti che producono solare in particolare ed energie alternative in generale nel 95% dei comuni italiani. Il Sole 24 Ore: «La crescita delle amministrazioni che danno il via a impianti puliti, giunti a quota 400 mila, è costante e ha visto un raddoppio, nel giro di soli due anni, del numero dei comuni rinnovabili censiti dalla ricerca: dai 3.190 del 2008 ai 6.993 del 2010. Una produzione di energia green che ha contribuito nel 2011 al 26,6% dei consumi elettrici degli italiani. Dal 2000 ad oggi, calcola Legambiente, si sono aggiunti 32 TWh, prodotti grazie alle fonti rinnovabili, alla quota di energia dei tradizionali impianti idroelettrici e geotermici».

Il record dei tetti. I comuni del solare in Italia sono 7.837, un numero in crescita (erano 7.273 nel censimento dello scorso anno): spetta a Meleti (in provincia di Lodi) e a Marradi (in provincia di Firenze) il record di impianti sui tetti.

Il vento dell’autonomia. I comuni dell’eolico sono 450 per una potenza di 6.912 MW. Questi impianti hanno consentito di produrre energia pari al fabbisogno elettrico di oltre 4 milioni di famiglie. Sono 346 i comuni che si possono considerare autonomi dal punto di vista elettrico grazie all’eolico (dati provvisori Terna).

Il mini idroelettrico. I comuni del mini idroelettrico (max 3mW) sono 1.021 e sono in grado di coprire il fabbisogno di energia elettrica di oltre 1,7 milioni di famiglie.

La geotermia. I comuni che hanno puntato sulla geotermia sono 334 (962,9 mW elettrici, 147,4 termici e 884,7 kW frigoriferi). Grazie a questi impianti nel 2011 si è soddisfatto il fabbisogno di oltre 2,2 milioni di famiglie.

Le bioenergie. I comuni delle bioenergie sono 1.248 (2.117 mW elettrici e 731,7 mW termici, 50 kW frigoriferi termici).

L’occupazione. La green economy ha creato 100 mila nuovi posti di lavoro (secondo Althesys oltre 41mila operai nel settore fotovoltaico, più di 28mila in quello dell’energia eolica, 26.400 nelle biomasse, 5.400 nel minihydro e 808 nel geotermico), a questi se ne possono aggiungere altri 250 mila per sviluppo delle tecnologie rinnovabili per la produzione di energia elettrica e 600 mila nel comparto dell’efficienza e della riqualificazione in edilizia. (Il Sole 24 ore)

Le Smart Cities. Il Governo, seguendo un’indicazione della Commissione europea, ha lanciato il 2 marzo scorso un bando di 240 milioni di euro per il progetto “Smart Cities” nelle regioni del Mezzogiorno e di 700 per il Centro-Nord, che si sommano agli 11 miliardi messi a disposizione dall’Unione europea da distribuire nei prossimi otto anni alle 30 città del continente che sapranno dimostrare di essere intelligenti. Come? Ottimizzando la gestione energetica, dei trasporti, delle tecnologie digitali e delle politiche sociali: per uno  sviluppo sostenibile e integrato. Il bando è scaduto il 30 aprile per cui presto conosceremo quali sono le città italiane intelligenti (in lizza tra le altre Genova, Milano, Torino e Bari ).

Meno emissioni. Le città consumano il 70% dell’energia dell’Unione europea. Per questo le istituzioni europee fanno leva per ridurre del 20% le emissioni entro il 2020 e al contempo sviluppare un’economia low-carbon entro il 2050.

Meglio di quanto sembri. «Il Paese è molto meglio di quel che appare. In Italia sono state fatte tante sperimentazioni di alto valore, ma quasi sempre sono rimaste sperimentazioni. Dobbiamo dare invece una risposta in termini di ricerca industriale da trasformare in qualcosa di solido» (Francesco Profumo, ministro dell’Istruzione e della Ricerca).

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