Packaging, ad ogni alimento la sua confezione

Alluminio, vetro, latta: tutti i cibi vengono conservati in appositi contenitori. Caratteristiche, usi e smaltimento degli imballaggi...

L’Italia è tra i maggiori produttori. L’Italia, con un fatturato di circa 25,8 miliardi di euro, è tra i dieci paesi maggiori produttori di packaging al mondo. Il 37,8% è diretto al settore alimentare e il 33,1%  a quello delle bevande [fonte: Istituto Italiano Imballaggio].

A cosa serve il packaging. La confezione dei prodotti alimentari è fondamentale per la conservazione degli alimenti stessi. Ogni imballaggio (packaging) deve soddisfare i requisiti di sicurezza previsti per legge e quindi essere il più possibile inerte, cioè non trasferire alcuna sostanza al prodotto; proteggere dagli agenti esterni, dal deterioramento e dalla contaminazione chimica e microbiologica; essere leggero, resistente e pratico (anche per la conservazione domestica) e progettato in modo da consentire il reimpiego o il riciclaggio e fornire al consumatore le informazioni sul prodotto.

I materiali. La scelta del materiale dipende da diversi fattori come la stabilità del prodotto, la carica microbica delle materie prime, la presenza o assenza di conservanti, i tempi di distribuzione, il costo dell’imballaggio. I più utilizzati:

•  Banda stagnata o latta: per i tubetti di salse o maionese e per le scatolette di tonno, fagioli, piselli, pelati…

• Alluminio: per i coperchi delle scatolette, per le vaschette di cibi pronti e per i rotoli di avvolgimento.

• Carta e cartone: prodotta in diverse tipologie a seconda del settore alimentare d’impiego, può essere poliaccoppiata (tetrapak), politenata (per i prodotti da banco freschi come affettati, carni e formaggi), paraffinata (o carta oleata), pergamin (per i sacchetti e per la pasticceria), pelleaglio (per il fondo dei vassoi di pasticceria)… Si può usare materiale riciclato a patto che non sia a diretto contatto con il prodotto.

•  Vetro: utilizzato per bottiglie e vasetti di conserve, è adatto per ogni alimento, acido o grasso.

•  Polietilene: quello tereftalato (Pet) è usato per esempio per bottiglie delle bevande e per i film di avvolgimento (pellicola), quello a bassa densità (LDPE) per le buste dei surgelati e quello ad alta densità (HDPE) per i vasetti di yogurt.

Polistirene espanso (PS): è il classico polistirolo. Viene usato per i vassoi di frutta, verdura, formaggi, pesce, carne… e può essere a struttura composita, ovvero con lo strato superiore a cella aperta (bucherellato) e uno inferiore a celle chiuse, adatto ad “intrappolare” i liquidi di carne o pesce, lasciando la confezione asciutta e pulita.

Contraddizioni. Il 48% acquista prodotti alimentari confezionati con carta, il 40% con la plastica, il 3% con il  vetro. Alla domanda su quale materiale conserva bene i cibi, il 69% ha risposto vetro, il 14% plastica, il 12% carta [fonte: Gfk Eurisko, Indagine sugli atteggiamenti del pubblico in tema di imballaggi].

I sistemi di confezionamento. Sia per le esigenze della Gdo sia per quelle del consumatore, i prodotti freschi (ortofrutticoli, carni, pesce, pasta fresca, piatti pronti) richiedono sempre più spesso confezioni in grado di allungarne la shelf-life (vita da scaffale). I sistemi di confezionamento più comuni sono il sottovuoto (eliminazione dell’aria presente nella confezione) e il Map (Modified Atmosphere Packaging), anche se suscitano sempre più interesse i cosiddetti imballaggi “attivi” e “intelligenti.

Il Map. Gli alimenti che di solito troviamo in vaschette di plastica, sigillate con un film termosaldato, sono confezionati in atmosfera protettiva o Map: l’aria a contatto con gli alimenti viene parzialmente o integralmente sostituita da un gas (ossigeno, azoto e anidride carbonica, i più comuni) o da una miscela di gas. E’ un sistema che garantisce una migliore presentazione del prodotto perché mantiene più a lungo certe caratteristiche percepite dal consumatore come indice di freschezza (ad esempio, il colore rosso vivo della carne). Una volta aperta la confezione il prodotto inizia a deteriorarsi con le stesse modalità del prodotto fresco. Va quindi conservato in contenitori appositi o posto in frigorifero e consumato entro pochi giorni.

Prodotti confezionati in Map: carni e insaccati (a fette), prodotti da forno, cibi precotti, formaggi, patatine e salatini, frutta secca, insalata, piatti pronti, caffè, latte in polvere, cereali, snack…

Gli imballaggi attivi. È uno dei nuovi sistemi di confezionamento in cui l’imballaggio evita al prodotto di deteriorarsi o cambiare colore grazie all’inserimento nelle confezioni di bustine o capsule contenenti assorbitori o emanatori di principi attivi che impediscono la formazione di muffe e la crescita di batteri. Attualmente diffusi negli Stati Uniti, in Australia e in Giappone, in Italia incontrano ancora delle resistenze per la diffidenza dei consumatori nei confronti di “corpi estranei” a contatto con gli alimenti.

Gli imballaggi intelligenti. Consentono, attraverso un indicatore esterno o interno alla confezione, di leggere le variazioni di qualità dell’alimento. Un’equipe del Fraunhofer Research Institution for Solid State Modular Technologies (EMFT) di Monaco di Baviera ha ideato un sensore che, incorporato nel packaging, è in grado di indicare immediatamente la freschezza del cibo con un colore: dal verde al giallo chiaro se consumabile, blu se avariato. In Italia non è ancora diffuso.

Facili da smaltire. Secondo un’indagine di Gfk Eurisco, il 61% degli intervistati considera facile da smaltire la carta, il 13% la plastica, il 18% il vetro.

I simboli che aiutano. Sulle confezioni si trovano una serie di simboli che forniscono informazioni sul materiale usato:

• Tre frecce in circolo: utilizzato per carta e cartone, indica che parte del materiale dell’imballaggio è riciclato, oppure che lo stesso è riciclabile, ma non necessariamente riciclato.

• Triangolo con lettere e numeri: è in sostanza il codice di riciclaggio e indica il tipo di materiale utilizzato. I numeri da 1 a 6, ad esempio, indicano il tipo di plastica utilizzata (1 = PET; 2 = PE-HD; 3 = PVC; 4 = LDPE; 5 = PP; 6 = PS). Il numero 7 indica che il prodotto non è riciclabile.

• Margherita con 12 stelle (Ecolabel): indica che un prodotto ha un impatto ridotto sull’ambiente in ogni fase del suo ciclo di vita: produzione, imballaggio, distribuzione, utilizzo ed eliminazione.

•  Un cerchio con all’interno CA: indica le confezioni in carta e plastica non riciclabili.

•  Un bicchiere e una forchetta: ci informa che il materiale è compatibile per il contatto con alimenti.

•  Una figura con un cestino: significa «non disperdere nell’ambiente dopo l’uso».

Un occhio di riguardo. Prima di essere buttati, i contenitori non devono avere residui di cibo all’interno. Per le confezioni costituite da più materiali, occorre un occhio di riguardo: ad es, il coperchio dello yogurt va con l’alluminio, mentre il vasetto, lavato, nel bidone della plastica, dove finisce anche la vaschetta di insalata, che si separa dal cellophane destinato all’indifferenziato. Prima di buttare la busta della lettera che ci invia la banca, dovremmo separare la finestrella di plastica. Il Tetra Pak dei succhi, vino o latte (insieme di carta, plastica, alluminio) è riciclabile solo nei comuni attrezzati per lo smaltimento (in alcune zone va con la carta, in altre con la plastica).

I bio-polimeri. Le materie plastiche degli imballaggi alimentari sono quasi sempre di natura sintetica, anche se cresce l’impiego dei bio-polimeri come il MaterBi, utilizzato dalla Novamont per la produzione di una nuova carta da conferire direttamente nella frazione organica, o come il Pla (polilattide), derivante dal mais, utilizzato per il confezionamento di prodotti ortofrutticoli.

Di fronte alla manomissione. Se una volta arrivati a casa ci si accorge che la confezione è gonfia o manomessa, meglio buttare tutto senza assaggiare. Lo stesso se si sente cattivo odore o se c’è della muffa. Prima di aprire una lattina, pulire sempre la parte superiore della scatola.

Cosa fare a casa. Chiudere bene le confezioni di pasta, farina, riso, legumi secchi: una volta aperte, l’umidità dell’aria facilita l’ammuffimento e lo sviluppo di insetti eventualmente presenti. Se avanza del prodotto in scatola (pelati, piselli, tonno…), meglio toglierlo dalla confezione originaria e conservarlo in frigorifero dentro a contenitori ermetici per alimenti. La confezione di frutta o verdura del supermercato va eliminata: mettere tutto nell’apposito scomparto o in sacchetti di pellicola microforati. La carne si può lasciare nella confezione del supermercato, anche se è meglio comunque riporla in un contenitore per alimenti chiuso. I salumi affettati, avvolti nella pellicola o in fogli di alluminio, si seccano meno e non si anneriscono. Le uova vanno lasciate nella loro confezione originale.

Codici di riciclaggio in genere:

http://it.wikipedia.org/wiki/Codici_di_riciclaggio

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