Fragole a Natale? No, grazie. Meglio scegliere cosa mangiare in base al periodo per fare del bene alla nostra salute, alla natura e al portafogli...
8.280.000 tonnellate di frutta e verdura per gli italiani. Secondo il Cso – Centro servizi ortofrutticoli, nel 2010 gli italiani hanno acquistato 8.280.000 tonnellate tra frutta e verdura (di cui 4,5 milioni di tonnellate di sola frutta).
1,5 euro al giorno. In media, ogni famiglia italiana compra 350 chilogrammi di frutta e verdura in un anno spendendo circa 560 euro, cioè 1,5 euro al giorno.
Cinque volte al giorno. Five-a-day, cinque volte al giorno: la regola dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che consiglia di consumare ogni giorno cinque porzioni di frutta e verdure.
L’estate, il momento migliore. L’estate, per i prodotti ortofrutticoli, è senz’altro il momento migliore. In questa stagione albicocche, pesche, ciliegie, meloni, cocomeri, pomodori, peperoni, fagiolini, zucchine e melanzane raggiungono il giusto grado di maturazione, e sono più saporiti.
Frutta e verdura tutto l’anno. Il supermercato ci ha abituato alla presenza costante di tutta la frutta e la verdura che si desidera, ma il sapore del prodotto di stagione, raccolto dopo una naturale maturazione all’albero e al sole è molto diverso da quello del frutto coltivato in serra. Vincenzo Fogliano, docente di Chimica degli alimenti all’università Federico II di Napoli: «Non ci sono dubbi che siano migliori i prodotti di stagione almeno dal punto di vista sensoriale, perché un frutto che matura sulla pianta continua a incamerare zuccheri mentre, se lo si stacca, continua a maturare ma senza apporto di nutrienti, che danno invece sapidità».
Le primizie, mature in modo artificiale. Invece le primizie, coltivate fuori stagione, maturano in modo artificiale. Spiegano i nutrizionisti dell’istituto Humanitas Gavazzeni di Bergamo: «Poiché spesso frutta e verdura devono affrontare lunghi viaggi, specialmente quando arrivano da Paesi dell’altro emisfero, sono raccolte ancora acerbe, sottoposte a trattamenti con gas che bloccano la maturazione e, successivamente, vengono portate a maturazione in celle frigorifere. L’uva che possiamo comprare in primavera per esempio, che per noi è una primizia, viene raccolta quando è ancora acerba per poter conservare una buona condizione durante il viaggio». Queste metodologie non sono nocive per l’uomo, ma causano la perdita di una parte delle vitamine contenute nella frutta e nella verdura, in particolare della vitamina C. Alcune sostanza antiossidanti, poi, raggiungono la massima concentrazione con la maturazione e quindi, raccogliendo prodotti acerbi, si rischia di mangiare frutta e verdura povere di queste sostanze preziose.
Filiera corta. Altro vantaggio, non trascurabile, dei prodotti ortofrutticoli di stagione: sono quasi sempre sinonimo di filiera corta, cioè di poca distanza tra coltivatore e consumatore. Ciò per ragioni economiche: quando il prezzo di un ortaggio o di un frutto scende, si tende ad approvvigionarsi localmente per evitare i costi dei trasporti.
Consumo ingiustificato. Spiega la Coldiretti: «Il consumo di frutta e verdura fuori stagione proveniente da migliaia di chilometri di distanza appare del tutto ingiustificato perché si tratta spesso di prodotti poco gustosi e saporiti, essendo stati raccolti a un grado di maturazione incompleto».
I consumatori scelgono la filiera corta. Sempre più consumatori mostrano di gradire la territorialità dei prodotti e la filiera corta. Tanto che le catene della grande distribuzione creano linee che puntano sui prodotti locali, che garantiscono prezzo equo per i consumatori e un giusto guadagno per i produttori. Per esempio la Coop Italia ha “I freschissimi”. Spiega Vanes Cantieri, responsabile del settore ortofrutta Coop e ispiratore del progetto: «Abbiamo cominciato la scorsa estate, con i prodotti tipici di alcuni territori nel loro giusto, come pesche e nettarine in Romagna, le ciliegie di Vignola, le pesche di Volpedo, quest’anno anche i meloni in Umbria e le pesche in Val di Chiana. La risposta è stata molto positiva».
«Appena colto» alla Coop. Alla Coop hanno appena lanciato prodotti con etichetta «appena colto»: un prodotto raccolto maturo al mattino, che alle 12 è in consegna e va venduto entro due giorni. Spiega Cantieri: «Certo, non ci sono grandi numeri, parliamo di circa duemila quintali, che per noi sono una percentuale molto bassa, ma è un buon inizio e contiamo di proporre questa filosofia alle cooperative di altre Regioni. E già da quest’anno, cominciamo tra pochi giorni con pesche e nettarine raddoppiando i punti vendita dello scorso anno. Con vantaggi per i consumatori e anche per i produttori».
«Dai prati di casa» alla Conad. La Coop non è la sola ad aver promosso iniziative di questo tipo. Conad, in alcune regioni, ha lanciato i prodotti a marchio “Dai prati di casa” con l’obiettivo di rafforzare e ampliare la presenza dei prodotti delle aziende agricole e agroalimentari del territorio nella grande distribuzione. Ciò è accaduto, per esempio, a Scandiano, in provincia di Reggio Emilia. Dice il titolare del supermercato: «Cerchiamo di essere attenti al territorio in cui operiamo, quindi aprire un canale distributivo per le aziende locali ci è sembrato interessante, anche perché gli stessi consumatori dimostrano attenzione all’origine dei prodotti». In Toscana, a Barberino Val d’Elsa, i supermercati Pam hanno avuto la stessa idea con i prodotti “Sapori della nostra terra”: «Crediamo che anche questa iniziativa potrà contribuire a superare la crisi che attraversa il settore agro-alimentare».
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