Io faccio il volontario (anche per lavoro)

Da casa o sul campo, per sei mesi o per tutta la vita. Ecco le opportunità del mondo del volontariato, per aiutare gli altri...

.Linkedin. Il più grande network di professionisti al mondo ha da poco inserito il nuovo campo “Esperienze di volontariato e cause”. Gli utenti aggiungono le posizioni ricoperte, le aziende che sostengono e le cause che stanno loro a cuore.

Il curriculum. L’89 per cento dei duemila professionisti statunitensi ha esperienze di volontariato. Solo il 45 per cento, però, le include nel curriculum. Il 41 per cento degli impiegati nelle risorse umane delle più grandi imprese statunitensi, in sede di colloquio, attribuisce al volontariato lo stesso valore del lavoro retribuito.

L’opportunità per i giovani è il SVE. Significa Servizio Volontario Europeo e organizza periodi di formazione tra i 6 e i 12 mesi per giovani dai 18 ai 30 anni. L’attività prevede un impegno full time, non ha scopo di lucro e, ovviamente, non è retribuita.

Dove è attivo il SVE. Oltre ai ventisette Paesi membri dell’Unione Europea, gli scambi sono attivi nei tre Paesi dell’area economica europea (Islanda, Norvegia e Liechtenstein) e in quegli stati che hanno firmato accordi in ambito giovanile con la Ue.

Associazione di invio e di accoglienza. I compiti sono differenti: l’associazione di invio si interessa delle fasi precedenti alla partenza e del follow up successivo al rientro (tra inizio e fine del progetto possono intercorrere massimo 24 mesi). L’organizzazione di accoglienza, invece, segue il volontario sul territorio assicurandogli gli appoggi necessari. Compreso un tutor che monitora la maturazione del volontario e ne favorisce l’integrazione nella comunità ospitante.

Pocket Money. Il volontario svolge un’attività non retribuita, ma riceve vitto e alloggio. Oltre che una copertura assicurativa (contro i rischi di malattia, incidenti e responsabilità civile) e un’indennità mensile. In qualche caso l’indennità mensile si trasforma in un incentivo più ricco per le attività di follow up una volta rientrato in patria. Le spese di viaggio sono rimborsate interamente.

Youthpass. È un documento che viene rilasciato al volontario dalla Commissione Europea. Youthpass certifica l’attività svolta e la classifica come un’esperienza professionale a tutti gli effetti. E, come tale, da inserire nel curriculum e da spendere al meglio.

In Italia. L’8 per cento della popolazione sopra i quattordici anni svolge attività di volontariato, in base all’ultimo rapporto Istat in materia. I giovani di 20-24 anni che hanno dato una mano gratis in un’organizzazione non profit sono aumentati del 27% negli ultimi 2 anni.

La geografia del volontariato. Il volontariato in Italia è diffuso soprattutto al Nord. Le regioni con il numero più elevato di volontari sono, nell’ordine: Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia ed Emilia Romagna.

Le attività tipo. Da sempre l’ambito sanitario è la destinazione più frequentata dai volontari italiani e stranieri. Ma, negli ultimi anni, un’inversione di tendenza. A fronte di un calo di oltre il 4 per cento di volontari nel settore sanitario, sempre più giovani prestano servizio per la protezione civile, la protezione dell’ambiente e le attività sportive.

Il prototipo del volontario. Maschio, laureato, tra i 25 e i 54 anni. Dai dati Istat emerge una propensione al volontariato direttamente proporzionale al livello di istruzione. E, paradossalmente, proporzionale anche al livello di impiego. Viene sfatato uno dei luoghi comuni in tema, che lega una minore occupazione (o anche una condizione di disoccupazione) ad una maggiore propensione a dedicare il proprio tempo libero ad attività di volontariato. Il volontario, di solito, è istruito e occupato.

La regolamentazione. Nel 1991 la legge quadro sul volontariato. Istituisce i Centri di Servizio per il Volontariato e ne assicura il sostentamento. Nei fatti, i Centri di Servizio poggiano su finanziamenti provenienti dalle fondazioni bancarie che devolvono su base regionale almeno un quindicesimo dei loro introiti. E questo crea ovvie differenze di disponibilità economica tra i centri per il volontariato delle varie regioni.

I Centri di Servizio. 77 in Italia sparsi in tutte le regioni e organizzati per province. In Piemonte e Lombardia, ad esempio, ogni provincia ha il suo CSV. In Toscana e Sardegna, invece, ce n’è solo uno. La loro funzione è quella di coordinamento delle organizzazioni no profit iscritte e non ai registri nazionali.

CSVnet. È il coordinamento nazionale dei centri di servizio per il volontariato. Del CSVnet ne fanno parte 73 sul totale di 77.

Come funziona il CSV. «Il nostro mandato istituzionale parla essenzialmente di promozione e formazione, ma il nostro compito, nei fatti, è più variegato» ha raccontato a Vocearancio.it Francesca Danese, responsabile del CVS del Lazio e vice presidente vicario al livello nazionale. «Si rivolgono a noi privati cittadini e associazioni: nel primo caso, noi facciamo un colloquio all’aspirante volontario e lo indirizziamo presso l’organizzazione più adatta a lui. Invece, per quanto riguarda le associazioni, e nel Lazio ce ne sono 2000 iscritte al registro del volontariato, la nostra è un’assistenza a 360 gradi. Significa, per esempio, che li aiutiamo anche a scrivere gli statuti e i bilanci, offriamo servizio di ufficio stampa e spieghiamo come si scrive un progetto europeo. Tutto ciò assolutamente gratis».

Le ragioni dei volontari. Quasi nessuno, diventa volontario per sentirsi più buono. Ad esempio Eleonora Ticca, 19 anni, milanese, ha raccontato a Rita Querzè del Corriere della Sera: «Io faccio la volontaria perché sono egoista, perché ricevo molto più di quello che do. D’inverno insegno l’italiano alle prostitute di Milano, d’estate vado in Romania per accogliere i bambini abbandonati dai genitori. Sono esperienze che ti cambiano la vita. In molti posti i bambini vedono i volontari come l’unica ancora di salvezza, ti si aggrappano addosso. E il momento più duro è quando te ne vai perché non sai se potrai tornare e non sai con quali parole asciugare le loro lacrime».

Volontariato aziendale. Si sta sviluppando una forma di volontariato sui generis. Ogni anno in Italia 400 tra imprenditori e manager vengono messi in contatto con ventimila studenti per insegnare imprenditorialità, tecnologia ed ecosostenibilità con l’obiettivo è integrare i percorsi scolastici. E una ricerca di Junior Achievement mostra che il risultato è positivo anche per gli insegnanti.

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