In rete, l’unione fa il romanzo

Autori in erba che su internet trovano la loro grande occasione: non solo blog, online ci sono anche siti di scrittura collettiva che permettono di realizzare il proprio sogno. Scrittura Industriale Collettiva, 20lines: istruzioni per l’uso...

Italiani, popolo di blogger. Negli ultimi dieci anni il web ha permesso a moltissime persone che desideravano avere uno spazio potenzialmente infinito su cui fissare i pensieri di soddisfare il proprio desiderio. Per avere conferma basta dare un’occhiata ai dati relativi ai blog: solo in Italia – ma la stima è per difetto – sono più di 500 mila. Ma internet a ben vedere ha permesso di soddisfare anche un altro sogno coltivato da moltissimi: scrivere un libro.

Dalla scrittura individuale a quella collettiva. Con l’avvento del web ha fatto la sua comparsa quella che è stata definita “scrittura collettiva”. Forma di scrittura molto simile a quella “collaborativa” di cui Wikipedia (e, più in generale, l’intera filosofia di Wikiculture) è l’esempio più efficace, la scrittura “collettiva” riguarda produzione di contenuti  di stampo esclusivamente narrativo. A differenza di quanto avviene nella scrittura tradizionale, nella scrittura collettiva si lavora in gruppo, in squadre che a volte possono contare centinaia di componenti.

Come si partecipa alla scrittura di un libro. In rete esistono diversi siti che permettono di partecipare alla stesura di una storia. Il funzionamento è simile: di solito viene lanciato un soggetto o un incipit comune e chiunque può proseguire il racconto continuando la linea narrativa già proposta o inventando ulteriori ramificazioni, oppure proponendo finali alternativi a quello suggerito dall’autore. Lo stesso sistema è adottato anche per sceneggiatori in erba: è possibile, infatti, partecipare alla stesura di script per il cinema o per il teatro con le stesse modalità, conoscendo, però, la sintassi e le regole stilistiche tipiche delle sceneggiature.

Scrittura industriale collettiva, l’esempio italiano più famoso. Nel nostro paese l’esempio più famoso di scrittura collettiva è “Scrittura Industriale Collettiva” (SIC). Nato nel 2007 dall’idea di Gregorio Magini (programmatore) e Vanni Santoni (scrittore e giornalista), Scrittura Industriale Collettiva indica tanto il metodo adottato per la scrittura collettiva quanto la comunità aperta degli scrittori che lo usano e si basa su tre principi: gli scrittori scrivono le parti del racconto o del romanzo guidati da uno o più “compositori”, che si occupano di selezionare e uniformare il materiale scritto; la scrittura avviene attraverso la compilazione di “schede”, ognuna delle quali tratta un aspetto della produzione: un personaggio, un luogo, una scena (la documentazione completa relativa al metodo SIC si può consultare on line).

In territorio nemico, romanzo a 230 mani. Dopo avere sperimentato la stesura di diversi racconti, nel 2009 Scrittura Industriale Collettiva ha avviato il progetto In territorio nemico, romanzo ambientato in Italia negli anni dell’occupazione nazi-fascista. Al bando hanno risposto aspiranti scrittori da tutta la penisola e nell’aprile del 2013 il volume è stato pubblicato dalla casa editrice Minimum Fax. Alla scrittura di In territorio nemico hanno partecipato 115 persone, tutti autori non professionisti. Per partecipare gli autori si sono candidati iscrivendosi al sito scritturacollettiva.org: dopo l’iscrizione hanno avuto libero accesso al progetto, senza alcuna selezione. Sulla base di un canovaccio iniziale minimo, con tre personaggi fondamentali, il progetto si è aperto in rete a tutti i contributi possibili, invitando a scrivere schede e a raccogliere materiale.

20lines, il social network per aspiranti scrittori. Altro sito diventato punto di riferimento per chi ha la passione della scrittura (collettiva) è 20lines.com, piattaforma che ospita più di 35.000 utenti registrati e 8000 scrittori. 20lines, in pratica, è un social network che gira intorno alla scrittura: un utente posta venti righe di un racconto, un incipit. Gli altri, se lo gradiscono, lo continuano con altre venti righe, e così via per la durata di venti giorni e per un massimo di sei blocchi da venti righe per ogni storia. Ogni blocco comunque può essere riscritto, da un singolo incipit possono venire fuori moltissime di storie. Si può lavorare ad un incipit per 20 giorni, trascorsi i quali la trama che risulta più apprezzata dagli utenti è pubblicata sulla app di lettura collegata. Il sito – startup creata da quattro giovani italiani con meno di trent’anni – a giugno scorso si è avvalso della collaborazione di famosi scrittori: tra tutti, Giorgio Faletti, che ha scritto l’incipit di una storia che qualunque iscritto al sito poteva sviluppare. Per accedere a 20lines basta registrarsi o loggarsi col proprio account Facebook o Twitter.

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