Il mondo degli oggetti parlanti

Si può fare conversazione con la lavatrice, con il proprio iPhone o, perché no, far decidere al frigo cosa cucinare...

Dare voce agli oggetti. Le grandi aziende sono da anni al lavoro per dare agli oggetti tecnologici del futuro un volto umano, il primo passo è stato fatto dandogli voce.

Tra realtà e fantascienza. Se poter avere un vero e proprio dialogo con la lavastoviglie rientra ancora nella sfera della fantascienza, fare domande allo smartphone o ricevere segnalazioni dal frigorifero è già possibile.

Mai più latte inacidito. Sprecare il cibo è da sempre un peccato. I cuochi più distratti e i single più indaffarati potrebbero ricevere un aiuto inaspettato dallo stesso frigorifero. L’idea è venuta a quattro studenti dell’Università Tor Vergata di Roma che hanno creato il sistema per dire basta ai cibi scaduti nel frigo. Il concetto è semplice ma brillante e funziona grazie all’applicazione per smartphone What’s In My Kitchen, un chip e una piccola centralina.

Come fa? È necessario applicare ad ogni alimento una speciale etichetta munita di chip capace di “dialogare” con una centralina esterna collegata ad internet. Quando il chip sulla scatola delle uova si accorge che la scadenza è ormai prossima, manda un segnale al box che provvede ad inviare un messaggio vocale per avvertire che è tempo di fare una bella frittata. Allo stesso modo se il cartone del latte rimane fuori dal frigo per molto tempo, la centralina pensando che sia presumibilmente finito, invia un messaggio per avvertire che è necessario ricomprarlo.

Avrò la besciamella? Se di ritorno dal lavoro si è pensato di cucinare una teglia di lasagne ma non si è sicuri di avere tutti gli ingredienti necessari, basta accedere all’app What’s In My Kitchen è verificare la lista dei prodotti che sono in quel momento nel frigo. Se la besciamella non c’è allora è necessario fare un salto al supermercato, altrimenti dritti a casa a cucinare.

Chip presto disponibile. La catena di supermercati americana Walmart stima che nel giro di un anno già il 50% dei prodotti saranno dotati di questo chip incluso nella confezione.

È da 10 anni che te lo dico! Se gli indiani possono già parlare con la lavatrice, il resto del mondo deve ancora aspettare. Nel 2002 Electrolux ha lanciato in India Washy Talky, la lavatrice che parla fluentemente inglese, Hindi e Tamil. L’idea è nata soprattutto per rendere più agevole l’uso di questo elettrodomestico da parte di una classe media non ancora avvezza all’uso della tecnologia domestica. Washy Talky guida passo passo l’utente durante l’uso della macchina con frasi come: «Aggiungi il detersivo, chiudi l’oblò e rilassati» oppure «per favore chiudi l’oblò!». Se rileva errori durante l’operazione di preparazione del lavaggio, avverte l’utente e consiglia come rimediare: sembra che i più contenti di ricevere istruzioni da una lavatrice siano gli uomini single.

A lezione di dialetto. Anche Google è al lavoro per rafforzare la propria competenza nel campo dell’interazione vocale con le macchine. Il servizio Google Translate ad esempio, che funziona anche in versione vocale, verrà migliorato perché capisca anche i dialetti. Il trucco per un buon miglioramento delle capacità “uditive” delle macchine sta nella possibilità di disporre di un database sempre più completo: più ci ascoltano, più l’ascolto è variegato e più imparano.

Password vocale. Il riconoscimento biometrico basato sul rilevamento delle impronte vocali nella tecnologia non si limita a migliorare la fruibilità degli oggetti, ma svolge un importante passo avanti nel campo della sicurezza. Basti immaginare quanto sarebbe difficile per un ladro contraffare la voce di un’altra persona nel tentativo di entrare in un ufficio, prassi tra l’altro autorizzata dal Garante per la protezione della privacy.

Pioniere. Il più famoso oggetto ad aver ricevuto il dono della parola è stato l’iPhone 4S, equipaggiato dalla Apple con il sistema di interfaccia vocale Siri. Per ora è disponibile solo in inglese, spagnolo, francese e tedesco, ma l’azienda di Cupertino ha assicurato che entro la fine del 2012 sarà implementato anche con italiano, cinese e coreano.

Immediato. Usare Siri è semplicissimo: tenendo premuto il tasto home l’iPhone si mette all’ascolto e rimane in attesa di ordini. È possibile chiedergli di chiamare un contatto della rubrica, di cercare indicazioni stradali per la stazione o di trovare un buon ristorante nella zona in ci si trova.

Senso dello humour. Alla domanda «Mi vuoi sposare?», l’iPhone risponde «rimaniamo solo amici». Siri sa rispondere in modo spiritoso anche a domande meno convenzionali.

Chiacchiere alla guida. La Mercedes ha introdotto Siri sulla nuova Classe A. Grazie al Drive Kit Plus si visualizza lo schermo dell’iPhone sul display montato al centro del cruscotto; con la voce è possibile controllare i comandi musicali, cambiare le stazioni radio, inviare messaggi di testo, fare chiamate e aggiornare il proprio status su Facebook e Twitter. Il tutto mantenendo le mani saldamente sul volante.

Sparisce il telecomando. Apple, forte dell’esperienza di Siri, è pronta a lanciare l’interfaccia vocale anche sul suo prossimo gioiellino: l’Apple Tv. Con il “vocecomando” sarà sufficiente pronunciare il titolo del film che si vuole scaricare da iTunes per vederlo comparire sullo schermo e potersi finalmente gustare i pop corn senza temere di sporcare il telecomando per cambiare canale.

Equivalente, anzi di più. Siri, che è stato realizzato dall’azienda Nuance Communication, è utilizzabile solo sul 4S. La casa produttrice del software ha però collocato nell’Apple store l’app equivalente Dragon Go!, utilizzabile su 3GS, 4 e iPod di terza e quarta generazione (ma per questi è necessario acquistare un microfono esterno).

Bla bla medico. La Nuance Communication, originaria del Massachusetts, lavora da anni per sviluppare software di interfaccia vocale in campo sanitario: i medici dopotutto hanno spesso bisogno di avere le mani libere.

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