Il fascino intramontabile del Grand Hotel

Dal Ritz di Parigi al Gritti di Venezia. Un viaggio attorno al mondo attraverso storie e aneddoti di albergi che hanno fatto storia...

La chiusura del Ritz. Dal primo agosto le porte del Grand Hotel Ritz, l’albergo di place Vendôme a Parigi, si sono chiuse per lavori. Riapriranno fra due anni e tre mesi. I lavori, eseguiti dal gruppo francese Bouygues, costeranno 140 milioni di euro.

L’ultima cena. All’ultima cena prima della chiusura del Ritz, c’era il tutto esaurito. Il menù era di 240 euro a persona con fegato d’oca e caviale.

Una notte in suite. Le suite del Ritz, affacciate sulla piazza, si chiamano Chanel, Imperial, Windsor, Elton John, César Ritz, Vendôme. Il costo? Dai 5 ai 13 mila euro a notte.

Una casa in albergo. Il Ritz fu la seconda casa di Marcel Proust dal 1917 e fino alla morte: «Distribuiva mance principesche, beveva caffè nero ed era solito salire a chiacchierare nell’appartamento della principessa romena Hélène Soutzo, fidanzata e poi moglie di Paul Morand» (Solinas sul Giornale).

A Hemingway, il bar. Il bar del Ritz è dedicato a Hemingway. Appassionato bevitore.

Il Gran hotel Gritti. Il Gritti di Venezia ha chiuso il primo novembre del 2011 e riaprirà a inizio 2013 per essere sottoposto a un accurato restauro artigianale che riporterà lo storico palazzo allo splendore originario e allo stesso tempo lo ammodernerà con le tecnologie contemporanee.

Il cocktail Madonna. Il cocktail a base di prosecco e pesca bianca, guarnito con pistilli di zafferano, inventato in onore di Madonna da Roberto Pellegrini, padre di Federica Pellegrini e barman al Gritti di Venezia.

La terrazza del Gritti. «Nella vita ci sono poche cose più piacevoli che starsene alla terrazza del Gritti quando il sole tramonta, bagnando di colori meravigliosi la chiesa della Salute che quasi vi si specchia» (Somerset Maugham).

Al Des Bains Morte a Venezia Il Des Bains è il lussuoso hotel della Morte a Venezia. È tra i suoi saloni e le cabine allineate sulla spiaggia che Thomas Mann ambientò la storia del professor Gustav von Aschenbach e della sua attrazione per un giovinetto vestito alla marinara, ed è anche la location della trasposizione cinematografica dell’opera dell’omonimo film firmato da Luchino Visconti nel 1971. Molte sono le stelle del grande schermo del grande schermo che affollano la Laguna durante la Mostra del cinema.

Musica. Il Des Palmes di Palermo, hotel in cui Richard Wagner finì di comporre il suo Parsifal nel 1881.

Passerà anche questa. Villa Cairoli, piccolo hotel di lusso di Agnelli, a ridosso del fiume Po, in provincia di Torino, aveva vista sulla collina, stucchi nelle sale da pranzo, quadri del Seicento della scuola di Mario dei Fiori, 16 camere doppie con bagno (alcune con la sitting room). La n.24 era la preferita dell’avvocato Agnelli («aveva una finestra a mezzaluna e dal letto si vedeva la collina»). La sala da pranzo aveva pavimenti importati da un castello del Cinquecento francese (arrivarono a Torino nell’Ottocento), nella stanza dell’aperitivo c’erano quattro colonne come quelle del Pantheon, la sala riunioni era fatta a mezzaluna e sul soffitto un cielo celeste con stelle in oro. L’hotel chiuse con la crisi finanziaria della Fiat. L’avvocato: «Ne abbiamo viste tante. Passerà anche questa».

Grand Hotel et de Milan. L’appartamento del Grand Hotel et de Milan, dove Verdi morì nel 1901, è ancora intatto. Quando il compositore si ammalò, il signor Spatz, proprietario dell’albergo, appese all’ingresso più volte al giorno i bollettini con lo stato di salute.

Il bravo concierge. Piccole regole per un bravo portiere: mai mettere giù il telefono per primi; aspettare sempre che sia il cliente a dare la mano; guardare sempre negli occhi e sorridere. Negli anni Cinquanta il cliente di un albergo non poteva mettersi o togliersi il soprabito da solo e se l’ospite metteva in bocca una sigaretta lo staff faceva a gara per accenderla.

La Beat generation. L’albergo della Beat Generation, il Beat Hotel, in rue Gît­le-coeur a Parigi, non aveva né nome né insegna: «Era di XII categoria, la più bassa, camere senza bagno, gabinetti alla turca, odore stagnante di cibo. Dal 1957 al 1963 Ginsberg, Corso, Peter Orlovsky, Burroughs ne fecero il loro quartier generale e scrissero le loro cose migliori, da Bomb a Il pasto nudo… Adesso si chiama Relais du Vieux Paris, minibar, bagni di marmo bianco, internet e televisione satellitare» (Solinas sul Giornale).

Villa Serbelloni. Stendhal che nella Certosa di Parma fa passeggiare il suo eroe  nel parco di Villa Sfrondati, che poi diverrà il Grand Hotel Villa Serbelloni. Una notte in doppia costa dai 404 euro per una camera Classic ai 1.150 per un senior Suite.

L’invasione russa. Uno studio della Hilton Worldwide, una delle più grandi catene alberghiere mondiali, rivela che tra gennaio e marzo di quest’anno sono arrivati in Italia 207 mila russi, 56 mila in più rispetto allo stesso periodo del 2011, creando un giro d’affari stimato in ben 234 milioni di euro: Gianna Cesareo, titolare dell’Hotel Imperiale di Forte dei Marmi, 5 stelle: «Nel nostro hotel su 46 stanze 40 sono occupate dai russi. Ma mentre prima prendevano solo quelle da 2 mila euro a notte, ora molti si accontentano anche di dormire in quelle da 400 euro».

Il Royal di Sanremo. Il conte Sisini, inventore della Settimana enigmistica, passava le sue giornate nel giardino del Royal di Sanremo a costruire le sue parole crociate che poi inviava per espresso a Milano.

Recupero crediti. Luigi Lanfranconi, portiere in un grand hotel di Sanremo: «Quando non esisteva ancora la legge sulla privacy avevamo sviluppato un sistema interno di recupero crediti». Era una rete che copriva alberghi dalla prima alla terza categoria: se un cliente che non aveva pagato si presentava in un’altra struttura non solo veniva rifiutato ma dopo una telefonata si trovava davanti anche il creditore».

Le banconote stirate. «Quando Totò arrivava a Napoli, lo sapeva tutto il rione Sanità. Ogni volta che chiamava la madre e annunciava il suo arrivo in città, l’autista, che era di lì, informava tutto il rione. Totò era uno dei pochi che nelle tasche della vestaglia aveva banconote da diecimila lire, perfette, stirate, pronte da distribuire. La mattina era una lotta per portargli il giornale» (Luigi Ricci, primo portiere dell’Excelsior di Napoli).

La merenda. Merenda di mezzanotte di Totò all’Excelsior di Napoli l’anno prima che morisse: pane e puparuolo (pane e peperoni) ma col cazzutiello (la parte finale del peperone).

Pillow menu. Il Benjamin a New York offre ai suoi ospiti, nel suo Pillow Menu, ben dodici tipologie di cuscini: al grano saraceno, al lattice, ipoallergenico, snore-no-more, anti-cervicale, con attacco iPod incorporato. Il Four Season di Manhattan ha brevettato un cuscino ad acqua e uno swedish memory gel, ripieno di una sostanza gelatinosa che memorizza e conserva la forma della testa. The Fairmont Copley Plaza di Boston ha anche un formato per donne incinte. Mentre il Park Hotel di Tokyo ha assunto un sarto-materassaio pronto a soddisfare tutte le richieste dei suoi ospiti.

La casa grazie alla Scala. Giuseppe Signora, nel 1952 portiere al Continental di Milano guadagnò, con la prima della Scala, così tante mance da comprarsi un appartamento. Il portiere prima di lui si faceva lustrare le scarpe tutte le mattine dai facchini dando loro mille lire di mancia, quando lui di stipendio ne prendeva quindicimila.

Quando a rimetterci è il portiere. Un concièrge ligure costretto a fare in un solo giorno Roma-New York-Roma-Mosca per portare delle medicine a una cliente dell’albergo che si era spostata, nel frattempo, a San Pietroburgo. A Mosca un tale che somigliava a un poliziotto gli rubò duemila dollari e «non c’è niente di peggio che levare soldi a un genovese». Rincorse il ladro, gli si scaraventò sopra e la polizia arrestò entrambi. I suoi contatti di portiere gli permisero di chiamare il Cremlino e di essere non solo rilasciato ma di recuperare il contante. Il giorno dopo riuscì ad arrivare a San Pietroburgo e a portare a termine la sua missione. La signora per il disturbo gli staccò un assegno da mille dollari e il portiere per ringraziarla la invitò a cena: «E feci l’errore di andare a chiedere al portiere dell’hotel dove andare a mangiare». Il conto era di 970 dollari: «A quel punto lasciai anche gli ultimi 30 dollari di mancia».

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