I nuovi mestieri dell’arte contemporanea

Dall'accompagnatore di opere a chi decide come imballarle e spostarle. Tutte le figure professionali che servono per allestire una mostra...

La moltiplicazione degli euro. Una ricerca di European House – Ambrosetti rivela che ogni euro investito nel settore culturale genera introiti almeno doppi rispetto all’investimento iniziale, con effetti positivi anche sull’occupazione.

Il fatturato della cultura. Nel 2008 il fatturato generato in Italia dal comparto culturale e creativo superava i cento miliardi di euro con circa 550mila addetti.

Le professioni dell’arte. In particolare l’arte contemporanea sta offrendo sempre maggiore spazio a nuove figure professionali: art handler (o art maker), courier, registrar, art advisor. Vediamo chi sono.

L’art handler. L’art handler è una delle più importanti figure per le installazioni o le performance degli artisti contemporanei. All’estero i migliori art handler sono contesi dai grandi nomi. Cosa fa l’art handler? È un esperto manovratore di opere d’arte: le ispeziona per determinare come, dove, quando trasportarle, sa come avvolgerle correttamente negli imballaggi, allestisce gli spazi espositivi e sa districarsi tra lavori di falegnameria, edilizia, elettricità, idraulica e anche informatica perché deve essere in grado di risolvere i vari problemi tecnici che possono presentarsi prima, durante e dopo l’allestimento di una mostra.

Niente scuola. Paolo Burinato, 30 anni, milanese, laureato in arte contemporanea alla Statale di Milano, dal 2008 lavora come art handler con collaborazioni presso importanti gallerie pubbliche e private di arte contemporanea. Spiega: «Per fare l’art handler non occorre frequentare una scuola ma è utile una certa conoscenza dell’arte e soprattutto la passione per questo tipo di opere». Fondamentale, invece, «aver fatto esperienze di lavori manuali, come l’imbianchino, il falegname o l’elettricista». E questo per essere capaci di tirare su pareti di legno o cartongesso al momento dell’allestimento, ma anche «perché le opere d’arte ormai sono fatte dei più svariati componenti: se ho per esempio un’opera con delle scritte al neon, devo saper riparare i neon se si rompono». Gli art handler sono anche detti art maker, perché sono proprio loro a costruire le opere e le installazioni di grandi dimensioni.

Il courier. Il courier è l’accompagnatore ufficiale dell’opera e ha il compito di compilare e firmare la cartella che ne certifica lo stato di corretta conservazione durante gli spostamenti (si chiama “condition report”).

L’accompagnatore di opere. Lorenzo Balbi, laureato in Storia dell’Arte, ora alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, in passato è stato courier: più volte è stato l’accompagnatore dell’opera di Maurizio Cattelan Bidibidobidiboo, composta da uno scoiattolo imbalsamato. In aereo il corpo dell’animale ha un posto riservato e il courier non deve mai perdere di vista la cassetta che lo contiene: «Al check-in devo presentare anche la carta d’identità dell’animale rilasciata dall’Università di Bologna. Il documento attesta che lo scoiattolo in Italia non è un genere in via d’estinzione. Senza quello, in alcuni paesi non ti fanno entrare». Per l’opera Birth of the cool di James Jamada, era prevista la realizzazione di un contenitore per la produzione di compost. L’artista ha chiesto sedicimila vermi rossi: «Ho telefonato in Gran Bretagna, poi in Olanda: alla fine sono riuscito a trovare sedicimila lombrichi da un produttore nei dintorni di Torino e ho anche scoperto che i vermi si vendono a peso». Altro aneddoto: «Per la mostra “Modernikon” ho passato settimane al telefono per trovare una ditta in grado di fare arrivare dagli Stati Uniti una piattaforma per lavare i vetri dei grattacieli. È stato difficile spiegare loro l’uso che ne avremmo fatto: dentro ci hanno vissuto per quindici giorni gli artisti del collettivo moscovita Iced Architects». (Intervista a Italic)

Il registrar. Lavora in Musei e Fondazioni. I suoi compiti possono variare a seconda delle dimensioni del museo e della sua organizzazione. È colui che si occupa degli spostamenti di un’opera d’arte, soprattutto nei prestiti. Il registrar incaricato dei prestiti in uscita (Outgoing o Loans Registrar) è responsabile del trasferimento di un’opera d’arte una volta che la direzione del museo prestatore ha dato il proprio assenso al momentaneo trasferimento dell’oggetto. Il registrar deve curare la corrispondenza con l’organizzatore della mostra, ottenere le autorizzazioni, predisporre la documentazione, l’assicurazione, l’imballaggio e l’accompagnamento dell’opera da parte di un courier. In alcuni musei, l’Outgoing/Loans Registrar è incaricato anche degli spostamenti interni (da una sala all’altra, per esempio), della gestione dei depositi e degli aspetti legali relativi ad acquisizioni e donazioni.

Gestire le opere in prestito. Il registrar addetto alle mostre (Exhibitions Registrar) lavora per conto dell’istituzione che ha richiesto il prestito delle opere. Sulla base delle indicazioni del curatore della mostra, il registrar fa le richieste di prestito, cura la corrispondenza con i prestatori, controlla i contratti o gli accordi di prestito, collabora alla stesura del budget, coordina e supervisiona le operazioni di assicurazione, trasporto, accoglienza, controllo e posizionamento delle opere destinate all’esposizione.

Una professione riconosciuta. Spiega a Vocearancio Tiziana Giuberti, presidente dell’Associazione Registrar di Opere d’arte: «Nel nostro paese ancora non abbiamo ottenuto un riconoscimento ufficiale a livello ministeriale pur rivestendo un ruolo fondamentale nella gestione delle collezioni museali. La figura del registrar viene nominata per la prima volta nell’Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei, del maggio 2001. Da allora qualche progresso è stato fatto ma ancora sono pochi i documenti ufficiali in cui la figura professionale è riconosciuta come essenziale nell’organico di Musei, Istituzioni e Fondazioni artistiche».

Cosa serve per diventare registrar? «Il testo più significativo è forse La carta nazionale delle professioni museali di Icom del 2008. In questo documento la figura del Registrar è descritta in maniera abbastanza dettagliata e tra i requisiti per l’accesso all’incarico vengono richiesti: laurea triennale o diploma di laurea secondo il vecchio ordinamento, corsi di formazione attinenti agli ambiti sopra descritti, esperienze pregresse nell’ambito di attività, conoscenza almeno della lingua inglese. Questi requisiti sono gli stessi che noi richiediamo a chi si voglia associare a Registrarte: diploma di laurea o diploma universitario triennale in materie attinenti ai beni culturali unito ad un’esperienza di lavoro nel settore dell’organizzazione di mostre, gestione di collezioni (inventario e catalogazione, gestione dei prestiti, movimentazione di opere d’arte), circolazione dei beni culturali (esportazione, importazione, autorizzazioni al prestito) della durata di almeno due anni (inclusi gli stages in Italia e all’estero). In alternativa avere un’esperienza professionale almeno quinquennale in uno dei seguenti campi di attività: organizzazione di mostre, gestione di collezioni (inventario e catalogazione, gestione dei prestiti, movimentazione di opere d’arte), circolazione dei beni culturali (esportazione, importazione, autorizzazioni al prestito)».

Ci sono dei corsi di laurea per la formazione di registrar? «Purtroppo non esistono veri e propri corsi di laurea dedicati alla formazione della figura del registrar ma piuttosto una serie di corsi, master e iniziative “sparse”. Negli anni più recenti segnalo il Master post-laurea dedicato al Collection/Exhibition Registrar per l’arte contemporanea e il design che si è concluso il 31 dicembre 2010, presso la Scuola Regionale Enaip di Botticino (Bs); alcune Facoltà (ad esempio quella di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università degli Studi di Ferrara) hanno dedicato alcuni dei loro corsi ad argomenti che sono tipici del ruolo del registrar quale ad esempio la “Movimentazione di opere d’arte contemporanea” (corso che ho tenuto io stessa per due anni, 2009 e 2010, per la laurea Specialistica in Conservazione e diagnostica di opere d’arte moderna e contemporanea); la Scuola professionale regionale di Villa Montesca a Città di Castello, nel 2010 ha attivato un corso di formazione dal titolo “Registrar – Corso per Esperto in organizzazione di esposizioni ed in movimentazione di opere d’arte”».

L’art advisor. Altra figura importante nell’arte contemporanea è l’art advisor. È insieme storico dell’arte e consulente finanziario, orienta la compravendita di opere come un personal shopper dell’arte. I suoi clienti sono collezionisti privati, fondazioni e banche. L’art advisor offre informazioni sugli artisti che garantiscono investimenti più proficui, valuta le opere indicate dal cliente consultando le banche dati, lo assiste nella compravendita e lo rappresenta nelle aste.

Il valore di riferimento. Eva Brioschi è art advisor dal 2006: dopo la laurea in Storia dell’Arte, ha collaborato a qualche mostra sul tardo Ottocento. «Poi mi ha contattato la Collezione La Gaia di Bruna e Matteo Viglietta. Era l’occasione per occuparmi di contemporaneo, vedere l’arte nel suo divenire, entrando in contatto con tutti gli operatori del settore». Seguire una trattativa in asta o in fiera è un lavoro complesso: «Il mio lavoro è preliminare: devo individuare, segnalare e dare un valore di riferimento corretto, da un punto di vista economico ma anche in relazione allo sviluppo della collezione nel suo insieme». (a Italic)

I master. Non esiste un percorso di studi codificato per svolgere la professione di art advisor. È preferibile una laurea in Lettere con indirizzo storico-artistico o archeologico, oppure in Conservazione dei Beni Culturali. Dopo la laurea è bene acquisire competenze di carattere economico e finanziario. Si possono frequentare dei corsi come, ad esempio, quello organizzato da Cescot a Bologna (in svolgimento). Oppure iscriversi al master full time del Sole-24 Ore (a Milano, a partire dal 21 maggio). Altri master in management dei Beni culturali a Palazzo Spinelli (Firenze) e all’università Ca’ Foscari (Venezia).

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