Ecoquartieri: tra passato e futuro

Città senza auto, case autosufficienti, persone attente all'ambiente. Così saranno le metropoli del futuro. Intanto, vediamo cosa si è già fatto......

Vecchia città del futuro. «La città del futuro non somiglia per niente a Blade Runner e a nessun’altra metropoli della fantascienza. Somiglia piuttosto al passato: ci sono le viuzze di ciottoli, le casette vittoriane, i canali con le barchette, ma anche automobili, supermercati, cartelloni pubblicitari. Solo uno sguardo più attento rivela poco per volta qualcosa fuori dall’ordinario. I pannelli solari su ogni tetto. La gente che raccoglie liberamente frutta e noci dagli alberi che cingono le strade» (Enrico Franceschini visitando Totnes, vedi sotto) (la Repubblica 22/2/2011).

Impatto ambientale. In città vive più del 50% della popolazione mondiale, si consuma il 73% dell’energia e si produce il 69% di CO2. Più del 70% dell’impatto ambientale è dato dal consumo energetico delle abitazioni, dalla mobilità e dall’alimentazione.

Gli ecoquartieri sono pensati per rispondere a tre sfide:
– ridurre il consumo di energia, suolo e trasporto individuale;
– creare negli abitanti un elevato livello di qualità di vita e accrescere il loro senso di felicità (conseguenza anche di un comune impegno verso l’ambiente);
– mostrare la strada verso una riduzione dell’impatto globale dovuto alle attività umane;

Sono progettati con queste caratteristiche:
– minore consumo di spazio;
– risparmio energetico;
– promozione delle energie rinnovabili;
– impiego di materiale ecologico nella costruzione;
– migliore gestione dell’acqua (riduzione dei consumi e recupero dell’acqua piovana);
– promozione della mobilità dolce;
– avanzata gestione dei rifiuti;
– governance partecipativa.

Rischiare la felicità. Questa filosofia urbanistica si è diffusa dapprima nei Paesi a forte vocazione ambientalista, come quelli del nord Europa, poi si è spostata mano a mano verso sud. Ecco alcuni esempi, in Europa e in Italia, di soluzioni urbane a basso impatto ambientale (ed alto rischio di felicità).

La città ecologicamente più avanzata al mondo. Totnes, 23 mila abitanti nella contea del Devon (Inghilterra). Secondo l’Observer di Londra, la città ecologicamente più avanzata del mondo. Qui è stato sperimentato il progetto delle Transition Towns (Città della Transizione) di Rob Hopkins. «Ha cominciato con con la moglie e i loro quattro figli. Poi gli adepti sono diventati dieci. Quindi cento. Ora sono quasi tutta la città. Senza bisogno di decreti comunali e votazioni, senza necessità di leggi e regolamenti, hanno messo i pannelli solari sui tetti. I camini e le stufe a legna. Gli orti nei giardini e gli alberi da frutto lungo le strade cittadine. Hanno avviato il programma di riciclaggio dei rifiuti. Enfatizzato i trasporti pubblici, le biciclette e le auto elettriche. Preso l’impegno a riversare ogni aspetto dell’economia locale su aziende e commerci basati localmente, battendo perfino una moneta del posto che può essere spesa solo dentro le sue mura. E predicano l’acquisto di prodotti coltivati in loco. Coniugandolo col web: a Totnes è possibile aggirare le catene di supermarket nazionali, facendo l’intera spesa via internet presso gli agricoltori e le fattorie della zona, che la consegnano a domicilio, facendo lavorare di più l’agricoltura locale e spendere di meno la popolazione» (Enrico Franceschini, la Repubblica 22/2/2011).

Mini-eolico. Bedzed, ovvero Beddington Zero Energy Development, è un intero quartiere nel sud di Londra dedicato all’eco-sostenibilità e alle fonti rinnovabili. Composto da 99 abitazioni, 1405 m2 di aree commerciali, 200 residenti e 60 lavoratori. Le infrastrutture montano materiali all’avanguardia per l’isolamento termico, un mini eolico sui tetti e ovviamente ampie distese di sistemi fotovoltaici ridistribuendo nella rete le eccedenze prodotte. Risultati:

  • emissioni di CO2: -56%
  • consumo per il riscaldamento: -88%
  • consumo per l’acqua calda: -57%
  • consumo energia elettrica: -25%
  • miglia percorse per abitante: -65%

Velocità massima: 30km/h. Ecolonia, quartiere sorto all’inizio degli anni ’90, nel comune di Alphen aan den Rijn, in Olanda, 101 alloggi nei quali risiedono 300 abitanti. Tra i principi adottati la integrated chain management (gestione globale della catena di produzione), che si riferisce all’intero ciclo di vita di un oggetto, partendo dalla materia prima, la sua realizzazione, il suo smantellamento, fino al suo riutilizzo. All’interno gli spostamenti sono prevalentemente a piedi o in bicicletta, e le strade sono a scorrimento lento (massimo 30 km/h). Risultati:

  • 30% Il risparmio energetico per le case di Ecolonia rispetto a un’abitazione tradizionale
  • 40% La diminuzione del consumo di carburante per i trasporti
  • 20% La diminuzione del consumo dell’acqua
  • 10% La riduzione stimata dei consumi elettrici

La città senza automobili. A Vauban, ecoquartiere con 5.500 residenti che sorge a Friburgo (Germania), si contano solo 19 auto ogni 100 abitanti: il potenziamento dei mezzi pubblici ha permesso alle famiglie di non aver bisogno della macchina. Inoltre chi aderisce al car sharing, ovvero condivide il proprio mezzo con altre persone, usufruisce dell’abbonamento gratis al tram che corre sul viale principale del centro città. Ci sono solo due luoghi per parcheggiare, grandi garage al limitare dell’area, dove è permesso comperare una spazio per circa 30 mila euro quando si acquista una casa. Come risultato il 70% delle famiglie non possiede automobili e il 57% ne ha venduta una per venire a vivere qui. La maggior parte delle case (quasi tutte di proprietà) sono passive o Energy plus, cioè producono più energia di quanta ne consumano, e i residenti seguono un modello di vita collettivo e partecipativo, dove i comportamenti negativi sono disincentivati e sanzionati.

Ecologia a basso costo. Sempre a Friburgo, città verde e solare per eccellenza, ci sono altri due ecoquartieri: Rieselfeld e Sonnenschiff. Il primo pianificato nel 1993 a seguito della chiusura della caserma dell’esercito francese conta 11.000 abitanti (25% case popolari, 60% proprietà, 15% affitti). Un’area complessivamente di 320 ettari ha di cui solo 70 destinati alla costruzione di edilizia residenziale multipiano (tre – cinque piani fuori terra), mentre la parte restante destinata a riserva naturale. I terreni pubblici sono permeabili, ovvero permettono all’acqua piovana di filtrare nel terreno e alimentare la riserva di West Rieselfeld. Il secondo, costruito negli anni Settanta ha 13.000 residenti, la metà dei quali stranieri. È il primo ecoquartiere che produce quattro volte più energia di quanta ne consuma. Tutti i tetti delle case sono fotovoltaici e le case stesse sono state costruite a basso consumo secondo lo standard Passivhaus, sviluppato in Germania nei primi anni ’90, e il cui scopo è quello di ridurre drasticamente la necessità di riscaldamento e raffreddamento, pur mantenendo ottimi livelli di comfort con risparmi energetici che vanno fino al 90% rispetto agli edifici tradizionali. Inoltre, la regola non si applica solo agli edifici residenziali, commerciali e industriali ma anche al settore pubblico.

Strategie per risparmiare energia. Ecoquartiere Kronsberg, ad Hannover. 6.000 abitazioni per 15.000 residenti. Qui un appartamento emette 2,5 volte meno CO2 rispetto ad uno analogo situato in qualsiasi altro quartiere della città. Tre le strategie per il risparmio energetico: conservazione del calore (isolamento termico, uso energia solare, consumi energetici globali), gestione globale delle risorse (acqua potabile, materiali edilizi ecocompatibili, durata e adattabilità delle costruzioni), miglioramento della qualità abitativa (prestazioni acustiche, soluzioni tecniche per aumentare la salubrità indoor e la sicurezza degli utenti).

La città che si muove col sole. L’ecoquartiere di Linz (Austria) si chiama Solar City. Realizzato in 9 anni (1995-2004) su progetto dell’urbanista Roland Rainer, 4.000 abitanti (promette di accoglierne almeno 25.000). È in grado di alimentarsi sfruttando esclusivamente l’energia solare. La produzione è sovrabbondante e viene ridistribuita nella rete cittadina. Tutto ciò è stato reso possibile grazie a edifici di forma compatta, orientati bioclimaticamente con ventilazione controllata e recupero di calore, separazione delle acqua di scarico al loro invio ai campi agricoli. Le singole abitazioni sono dotate di serre, giardini d’inverno, balconi ed affacci in modo da sfruttare al meglio il clima e la natura. L’uso della macchina è quasi superfluo e comunque proibito nelle zone residenziali. Ci si può muovere, oltre che a piedi e in bicicletta, con autobus elettrici.

Gabinetti a secco. Gli edifici del quartiere ecosostenibile Gaenserndorf di Vienna sono stati costruiti 10 anni fa. Il concetto architettonico tiene conto dell’orientamento verso sud, con l’altezze delle case scalante verso nord e uno spostamento progressivo laterale degli edifici. Impianti fotovoltaici, muri a isolamento termico, una sofisticata raccolta differenziata, sistemi di raccolta delle acque piovane. Nelle abitazioni sono installati Wc a secco che fanno risparmiare dai 40-70 m3 di acqua all’anno.

Eccetera. E poi ancora Salisburgo con i suoi quartieri solari e senza auto, Floridsdorf, Gneiss Moss, Bike City, Samer Mosl, e con il suo progetto in corso per Eurogate, il prossimo grande quartiere europeo ad edilizia passiva. Amsterdam, solo per rimanere in ambito europeo, vanta il quartiere GWL sorto dal recupero di un’area industriale all’interno della quale si stanno sperimentando una serie di alternative al trasporto veicolare privato.

A Torino il primo ecoquartiere italiano. In Italia la sperimentazione è pronta a partire a San Salvario, quartiere di Torino. A giugno il Comune ha firmato un protocollo d’intesa con l’associazione Ecoquartieri per l’Italia, che ha ideato il progetto. Si partirà con una serie di piccoli interventi: aree pedonali, car sharing elettrico, riqualificazione energetica degli edifici (a cominciare da quelli pubblici), compostiere nelle aree verdi e negli orti delle scuole, dove tutti potranno portare l’umido da trasformare in compost. Francesco Mele, presidente di Ecoquartieri per l’Italia: «Il traguardo finale del progetto è stimolare le imprese a produrre le ecoinnovazioni di cui la gente sente il bisogno».

I tetti verdi di Casanova. A Bolzano proseguono (lentamente) i lavori per la costruzione del quartiere Casanova. L’intervento prevede otto edifici residenziali con 941 alloggi per circa 3.500 persone e una corte con funzione mista (residenziale, commerciale, terziario e pubblico) posta al centro. Tetti verdi, murature coibentate e superfici vetrate di differenti dimensioni a seconda dell’orientamento dei fronti, teleriscaldamento, pompe di calore geotermiche, riscaldamento e raffrescamento a pannelli radianti, sistema di ventilazione controllata con recupero termico. Per produrre effetti favorevoli sul microclima, nel nuovo ecoquartiere di Bolzano, sono previsti anche il recupero delle acque piovane per l’irrigazione, la conservazione di ampie superfici verdi e la formazione di una zona umida.

I costi. Queste case classe A hanno un costo di costruzione di pochi punti percentuali più alto rispetto alle tradizionali (circa 7% in più per i condomini e il 15% in più per le villette isolate) ma in pochi anni viene ammortizzato dal risparmio di energia.

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