Eredità digitale, come gestire il proprio patrimonio sul web

Facebook, Twitter, Gmail e non solo: che fine fanno account, dati, musica, foto dopo la scomparsa del proprietario? In attesa di norme, tutto su come comportarsi.

Tutto ciò che è online continua a rimanere sul web anche dopo la scomparsa del proprietario: esempio lampante sono gli oltre tre milioni di account Facebook riconducibili a persone scomparse. Per contro, i dati messi online, dai documenti alle fotografie ad altro materiale di valore sentimentale o economico, corrono il rischio di rimanere in un limbo a cui non è possibile accedere. Come tutelarsi in questi casi?

Affidare le password a una persona fidata. Il problema, rilevano gli esperti di temi legati all’identità digitale, riguarda principalmente la proprietà intellettuale online, cioè progetti, fotografie, musica, documenti caricati sulla nuvola. In attesa che il vuoto di diritto sia colmato, la scelta migliore potrebbe essere scegliere un mandatario post mortem per il digitale, cioè una persona fidata cui consegnare le proprie password. La nomina dev’essere fatta con un documento ufficiale in cui ci siano disposizioni chiare e dettagliata e firma autenticata dal notaio per evitare contestazioni. Questo documento, comunque, non deve esser confuso con il testamento: il primo è un documento privato, il secondo dopo la morte diventa pubblico.

Società straniere, diritto straniero. Se non si sceglie un mandatario, permettere a qualcun altro di accedere alla propria vita digitale potrebbe essere complicato. Ciò dipende dal fatto che mentre la rete è globale, per Google, Microsoft e le tante società della Silicon Valley su cui viaggiano i nostri dati, valgono le leggi della California. Se l’azienda si trova all’estero e si rifiuta di collaborare, i parenti devono nominare un avvocato che chieda l’accesso ai dati a un tribunale straniero: in questo caso i costi diventano altissimi e il successo non è garantito. Complicato è anche accedere alla posta elettronica di un defunto: secondo la legge italiana gli eredi hanno diritto a ricevere la corrispondenza dello scomparso, e ciò vale anche per le email. Con i provider italiani, quindi, non ci saranno problemi, diversa invece la situazione con quelli stranieri, che si rifanno a un altro ordinamento.

Il profilo Facebook dopo la scomparsa. Dopo la morte di un utente, il suo profilo Facebook continua a esistere, a ricevere notifiche e commenti, le foto possono essere taggate. Nel 2011 Facebook ha introdotto la funzione “account commemorativo”, che può essere richiesta da conoscenti stretti o da parenti e permette soltanto agli amici di aggiungere commenti. In alternativa si può anche chiedere la cancellazione o la disattivazione dell’altrui account. Le richieste devono essere valutate dallo staff di Mark Zuckerberg e i tempi possono diventare lunghi.

Come si comportano gli altri social network. Ogni social network  ha una policy relativa ai profili di chi non c’è più. Twitter disattiva l’account in automatico dopo sei mesi d’inattività, LinkedIn lo fa solo se qualcuno segnala la morte dell’utente, Pinterest non prevede regole specifiche. Google prevede l’opzione “gestione account inattivo”, una sorta di esecutore testamentario automatico. L’utente, in pratica, può stabilire entro quanto tempo d’inattività (un intervallo compreso tra i 3 e i 18 mesi) Mountain View può ritenerlo morto. Un mese prima del limite, Google prova a telefonare al proprietario dell’account: l’utente può scegliere di far cancellare tutti i dati o di far inviare corrispondenza, contatti e video ad alcune persone fidate.

Nessuno può impossessarsi dell’account di un defunto. Twitter, Pinterest e Google+ non rimettono a disposizione dei nuovi utenti l’account o il nickname di un defunto. Questa regola vale anche per i principali account di posta elettronica.

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