Cucinelli, il volto umano dell’impresa


Ha creato un'azienda umanistica dove lavorare bene è una realtà, che non conosce crisi ...

Creatività, semplicità, rapidità. Brunello Cucinelli, creatore dell’azienda nata nel 1978, prevede che la crescita continuerà anche nei prossimi mesi: «Il prossimo futuro si presenta roseo, come emerge dai dati sull’accoglienza della nuova collezione primavera/estate 2013». Entro il 2020 punta a 500 milioni di fatturato e una redditività del 20% (rapporto tra margine operativo lordo e fatturato). Promessa: «Salvaguarderemo quelle caratteristiche che ci hanno permesso di crescere e affermarci nel mondo: creatività, semplicità, rapidità, sobrietà e una capacità organizzativa che ci consente di pensare, studiare, disegnare, realizzare e vendere nel mondo una media di ben 50 prodotti nuovi ogni giorno lavorativo».

La crescita. L’azienda Cucinelli, grande firma del cashmere con sede a Solomeo (Perugia), è stata quotata in Borsa il 27 aprile ed è stato un successo: l’export del periodo gennaio-giugno è cresciuto di 5,2 punti percentuali rispetto al primo semestre 2011, arrivando al 72,9%. I ricavi netti hanno raggiunto i 135,2 milioni (+16,1% rispetto ai 116,5 milioni dello stesso periodo del 2011). La crescita è stata a doppia cifra in tutti i mercati esteri: +23,3% nel Nord America (ricavi netti a 35,4 milioni ), +17,3% in Europa (44 milioni), +51,6% in Cina (che vale ancora solo 6,2 milioni e ha quindi enormi margini di crescita), +52,9% nel resto del mondo (12,9 milioni). L’Italia ha sofferto in modo tutto sommato contenuto: il fatturato è stato di 36,6 milioni, pari al -2,8% rispetto ai 37,6 milioni del primo semestre 2011 (addirittura i risultati sono stati positivi se si considerano solo le vendite delle boutique monomarca: +49%).

Il made in Umbria. L’85 per cento della produzione Cucinelli è made in Umbria, frutto del lavoro di 700 dipendenti interni e di una rete di microaziende che occupano circa 2.300 persone e che vengono pagate il 15 per cento in più di quanto ricevano gli impiegati nel settore.

L’artigianato e l’eccellenza. Cucinelli ha grandi progetti: si è già impegnato nel potenziamento della capacità produttiva con un investimento di 18 milioni, per raddoppiare gli spazi a disposizione a Solomeo dal 2014, «salvaguardando quella rete di fornitori terzi composta da oltre 300 microaziende presso le quali lavorano circa 2.300 persone, di cui mille a tempo pieno per noi e il resto al 50%. Persone con elevata capacità artigianale per realizzare prodotti di eccellenza».

200 punti vendita. Altro progetto: aprire fino a 20 negozi all’anno per arrivare, nel 2020, a 200 punti vendita, di cui tre quarti di proprietà e il resto in franchising (oggi i punti vendita sono una settantina).

L’imprenditore. Vediamo più da vicino chi è questo imprenditore. Nato a Castel Rigone (Perugia) il 3 settembre 1953. Sposato, due figlie. Geometra per caso, ingegnere mancato, sua madre faceva maglie in casa (come tante donne umbre), suo padre l’operaio. Entrò nel settore nel 1978, quando diventò imprenditore per aiutare la fidanzata (poi diventata sua moglie) che aveva aperto un piccolo negozio di abbigliamento con sede a Ellera di Corciano, nel perugino. La prima idea fu quella di fare cashmere colorato: «Trovai un finanziamento di 500.000 lire e un laboratorio che produsse cinque maglie in cashmere colorato per il campionario. Le vendite decollarono subito, soprattutto sul mercato tedesco. Scelsi il cashmere perché ultraspecializzato: per la sua produzione, infatti, di tutto il vello si utilizza soltanto il pelo di una limitatissima area sotto la gola dell’animale».

Cashmere per donne. L’idea, dopo quella dei colori, fu di fare il cashmere per le donne: «Rubavano dagli armadi dei loro uomini i grandi maglioni e, dopo averne ripiegate le maniche, li lasciavano cadere fino alle gambe, quasi tuniche che le avvolgevano esaltando la loro femminilità. In fondo si trattava solo della “legalizzazione” di uno stato di fatto».

Il borgo. Presto Cucinelli si trasformò in un marchio di prestigio mondiale e la sede diventò troppo piccola per le nuove esigenze. Nel 1985, la svolta. Racconta: «Una sera, mentre tornavo a casa, il mio sguardo cadde sul dolce colle di Solomeo. Era il paese della mia fidanzata Federica, oggi mia moglie, e lo conoscevo da tanto tempo; quella sera, però, mi appariva diverso, era come se lo vedessi per la prima volta». Comprò e restaurò, curando ogni dettaglio, il castello trecentesco di Solomeo e il piccolo borgo adiacente, dove trasferì la nuova sede, gli uffici e i laboratori aziendali. Qui, reinvestendo buona parte dei profitti, realizzò il sogno di creare «un’impresa umanistica», cioè con l’uomo al centro di tutte le cose: nella rocca, con affreschi e travi, ci sono uffici e laboratori, nella vecchia casa del fattore la mensa aziendale con i piatti della tradizione umbra preparate in mattinata dalle massaie di Solomeo. C’è una biblioteca aperta a tutti, un “Foro delle arti” con teatro, anfiteatro e il “giardino dei filosofi” per concerti e manifestazioni. Tutt’intorno cedri, pini e frutteti e lo splendido panorama umbro.

L’impresa umanistica. A chi chiede come gli sia venuta l’idea dell’«impresa umanistica» risponde: «Il mio babbo, operaio del cemento armato, non solo faceva un lavoro duro ma come se non bastasse era costantemente umiliato dal padrone. Io mi sono posto l’obiettivo di rendere il lavoro più umano».

I dipendenti di Cucinelli. I dipendenti non timbrano il cartellino: l’orario di lavoro è dalle otto alle diciotto per tutti, con pausa pranzo. Racconta: «Anni fa due ragazzi assunti da poco avevano preso a fermarsi dopo le sei. Li ho chiamati e gli ho detto che se dovevano lavorare oltre l’orario significava che non avevano lavorato bene durante l’orario». In nome dell’efficienza i formalismi sono aboliti: «Quando chiamiamo i nostri uffici negli Usa, che senso ha che ogni volta ci ripetiamo “Hi, how are you? I’m fine thanks and you?”. Una perdita di tempo inutile. Da noi non si usa più». Le paghe degli artigiani operai sono più alte della media: «In questo settore lo stipendio è meno di mille euro al mese. Come posso convincere un giovane bravo a lavorare per me se non gli offro, oltre a uno stipendio più alto, anche un ambiente migliore, più umano e la possibilità di condividere un progetto e degli obiettivi?». Assenteismo? «Zero». Produttività? «Parlando con i miei colleghi penso di poter dire straordinaria».

I riconoscimenti. Per lui riconoscimenti e onorificenze sono arrivati in abbondanza. Giusto per ricordarne alcuni: il titolo di accademico dall’Istituto di Belle arti “Vannuccini” di Perugia, il “Best of Best” americano per le migliori aziende del mondo, il “Pitti immagine uomo” per il talento creativo, il premio “Imprenditore Olivettiano” nel 2009, quello di “Imprenditore italiano dell’anno” per Ernst&Young, “Confindustra Awards for Excellence Andrea Pininfarina”, il “Guido Carli” come imprenditore-filosofo. Nel 2010 il Cavalierato della Repubblica Italiana dal Presidente Giorgio Napolitano e la laurea honoris causa in Filosofia ed Etica dei rapporti umani dall’Università degli Studi di Perugia.

Aristotele e Gandhi. Appesi alle pareti del suo ufficio le immagini e i ritratti di chi lo ispira sopra ogni altro: da Aristotele a Gandhi, dall’imperatore Adriano a Martin Luther King.

Guai a te! «Ancora oggi mio padre, che ha 90 anni, mi avverte sempre: attento a quel che fai, guai a te se non ti comporti per bene» (Brunello Cucinelli).

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