Creare un’impresa, parola agli startupper. Tutti i consigli per non sbagliare

Avere un’idea non basta. I giovani che hanno intenzione di aprire un’impresa in Italia devono necessariamente pianificare le proprie azioni e conoscere tutte le procedure burocratiche per dare vita ai propri sogni. Lo spirito d’iniziativa non manca: solo nel 2013 nel nostro Paese sono nate 384 mila imprese. Se volete scoprire tutti i costi e i consigli per iniziare la vostra attività con il piede giusto, guardate la nostra infografica. Abbiamo contattato inoltre due startupper per farci raccontare l’esperienza sul campo e dare a tutti coloro che vogliono intraprendere la stessa strada qualche indicazione utile.

Presentati e presenta la tua start up

T: Ciao sono Federico Garcea, Founder & CEO di Treedom. Treedom offre strategie innovative di responsabilità sociale d’impresa, sostenibilità, comunicazione e green marketing. Il progetto è nato per gioco, da Farmville. Abbiamo pensato: se le persone sono disposte a pagare in rete per piantare alberi finti, perché non dovrebbero essere disposti a farlo per alberi veri? I nostri obiettivi sono aiutare a riforestare aree in difficoltà e creare posti di lavoro. In pochi anni siamo passati da 2 a 20 persone e abbiamo piantato oltre 180 mila alberi in tutto il mondo. Si ha la possibilità di piantare un albero a partire da 5 euro.

S: Sono Michele Attisani ho 28 anni, ho lavorato nel mondo della consulenza prima di decidere di abbandonare il “tempo indeterminato” per una ben più stimolante avventura nell’innovazione digitale. Ho fondato e faccio parte di diverse startup italiane e internazionali, in particolare in StartMiUp il primo coworking (per scoprire di più sul coworking leggete qui il nostro approfondimento) a Milano dedicato esclusivamente al mondo della digital innovation.

Quanto tempo ci è voluto per aprire la tua azienda e quanto ti è costato?

T: Il processo di apertura è stato molto veloce, in tutto è durato una quindicina di giorni. Il nostro investimento iniziale è stato di circa  20 mila euro e abbiamo deciso di fondare una società a responsabilità limitata classica, visto che in quel momento non c’erano forme semplificate.

S: La pratica di apertura iniziale è stata di 2-3 settimane perché dovevamo definire lo statuto e  il codice attività (codice numerico che identifica in maniera univoca la tipologia di attività svolta dall’impresa, ndr) corretto per la società. Nel 2012 infatti non esisteva un codice giusto per noi. Per quanto riguarda l’aspetto economico, abbiamo sottoscritto 2500 euro di capitale sociale,  a cui vanno aggiunte le spese per notaio, registrazione e bolli pari a circa 2.300-2500 euro. Avendo formato una Srl, abbiamo anche avuto bisogno di un commercialista: il costo del consulente si aggira sui 4-5 mila euro annui in contabilità ordinaria.

Quali sono in genere gli step necessari per avviamento di una start up?

T: La parte burocratica è veramente sostenibile. Abbiamo sottoscritto il capitale sociale e siamo andati dal notaio, che si è occupati di tutti gli ulteriori adempimenti. Credo davvero che sia più facile aprire una società in Italia che in America.

S: Per la parte burocratica mi sono affidato ad un commercialista, che mi ha spiegato in ogni dettaglio tutti i dati e documenti necessari. Penso che l’aiuto di un consulente sia necessario: senza l’aiuto di un professionista il procedimento è davvero molto difficile. Il versamento del capitale sociale non è problematico, ma la scelta del codice attività ad esempio ha richiesto molto tempo e lavoro.

Hai incontrato intoppi? Quali cambiamenti suggeriresti?

T: Come ho detto prima, la fase di apertura è davvero sostenibile.  L’operatività invece è più complicata: ogni mese dobbiamo affrontare molte scadenze e non basta una sola persona per la contabilità.  Questo significa che dedico il 10% per cento del mio staff alla burocrazia. Credo che il peso burocratico sia uno degli elementi più urgenti da eliminare o quanto meno snellire.

S: La mancanza di un codice attività dedicato alla nostra startup ha rallentato molto il processo di apertura. Credo sia necessario rendere la procedura iniziale più snella e potrebbe essere utile eliminare l’intermediazione di figure professionali che richiedono notevoli esborsi economici. Ho aperto un’impresa anche a Londra: ho fatto tutto online e in soli 20 minuti. Credo sia importante che le informazioni vengano rese disponibili in rete, in maniera più semplice e aperta.

Hai suggerimenti/consigli per chi vorrebbe intraprendere lo stesso percorso?

T: Per quanto riguarda l’attività, è importante avere un prodotto pronto quasi da subito: prima è pronto il prodotto, prima si ha la possibilità di commercializzarlo e quindi di iniziare a guadagnare. In sede di accordi poi è fondamentale stabilire i ruoli dei soci che partecipano, onde evitare tensioni in fase di lancio. La scelta del paese in cui stabilire la base operativa infine dipende molto dal mercato. Sono contento però di essere in Italia e fare qualcosa per creare lavoro nel nostro Paese, visto l’elevato livello del nostro capitale umano.

S: In fase iniziale è assolutamente consigliato partecipare ad eventi e incontri per raccogliere il maggior numero di informazioni su come aprire una società. StartMiUp, così come altre startup o realtà, organizza abitualmente questa tipologia di eventi, in cui propone anche pacchetti base per garantire la costituzione di una società a prezzi ragionevoli (StartMiUp pack). L’Italia è ricca di talenti soprattutto in campo digitale e artistico, però è difficile crescere a livello di business perché ci sono poche opportunità. Spero che chi ha le possibilità di cambiare il contesto si adoperi per migliore la situazione e rendere il nostro mercato più competitivo.

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