A me gli occhi

Caratteri di testo che si adattano alla nostra vista, elettrodomestici che ci riconoscono in viso e obbediscono allo sguardo. Ecco la tecnologia che ci migliora la vita...

Vediamoci chiaro. La tecnologia ha cambiato il nostro modo di affrontare la vita? Probabilmente sì: riesce difficile pensare a un’altra epoca in cui le innovazioni tecnologiche abbiano pesato così tanto sulle normali attività di tutti i giorni. Ai miglioramenti però ci si abitua in fretta, e invenzioni relativamente recenti come il web, la posta elettronica, la telefonia cellulare – solo per fare qualche esempio – si sono così connaturate al nostro modo di essere e di pensare da far apparire come un passato molto remoto il tempo in cui ancora non c’erano.

Un mondo da leggere. Il mondo cambia, si potrebbe dire banalizzando il concetto, e con lui cambia la nostra maniera di vedere le cose. E di leggerle: uno dei primi effetti di quest’era in cui la comunicazione viaggia soprattutto online è che c’è sempre molto da leggere. Non libri magari (in quel campo gli italiani continuano a mantenere posizioni un po’ arretrate) ma avvisi, mail, notizie, descrizioni, commenti e altro ancora. Tutto da decifrare, a seconda dell’ora e dell’attività della giornata, su schermi elettronici di ogni tipo e dimensione, dai pochi pollici del telefonino ai formati widescreen dei pc da scrivania.

A chiare lettere. Certo, poter ricevere gli stessi contenuti su un tablet e su una web tv è una comodità, ma non risolve i problemi di leggibilità, che sono anzi aumentati dal fatto che il testo dev’essere sempre ugualmente decifrabile, a prescindere dalle dimensioni del supporto. Di questo, di solito, si fa carico chi sviluppa i contenuti per internet, grazie al cosiddetto Responsive Web Design: una tecnica con cui il layout delle pagine web si adatta automaticamente alle proporzioni dello schermo che le ospita – disponendosi automaticamente in orizzontale o in verticale, per esempio – riducendo al minimo la necessità di ridimensionare e scorrere manualmente le pagine. I siti internet del presidente americano Barak Obama e del quotidiano statunitense Boston Globe sono due buoni esempi della sua applicazione: basta ridimensionare la finestra del browser e stare a vedere che cosa succede per capire subito di cosa si tratta.

Un buon carattere. Insieme alle dimensioni dello schermo cambia la struttura della pagina, che si modifica in modo da privilegiare sempre le notizie più importanti. Già, ma i caratteri? Anche quelli devono cambiare, altrimenti ogni adattamento è inutile e chi legge dovrà per forza procurarsi un buon paio di occhiali. Oltre alle dimensioni, infatti, conta la distanza: lo schermo di un pc si tiene più lontano dagli occhi di un pagina stampata e così i caratteri sul display devono essere più grandi. Lo stesso accade, anche se in misura minore, per i tablet ma non per i telefonini, che invece si tengono quasi attaccati al naso. Quella che conta, insomma, è la grandezza percepita del carattere, non quella reale.

Occhiali addio? Questo in generale. Ma se si hanno problemi di vista? Fino a ieri l’unica soluzione era ingrandire una porzione di schermo alla volta, magari aiutandosi con un paio di occhiali da lettura. Fra poco, però, potremmo non avere più bisogno neppure di quell’ausilio. Sfruttando la telecamera incorporata, infatti, tablet e pc possono calcolare la distanza del volto dallo schermo e aumentare o diminuire di conseguenza la dimensione del testo. Il tutto, naturalmente, in tempo reale. Le sperimentazioni sono già in corso: collegandosi a questo sito internet si può avere un’idea di come funziona. Una soluzione di questo tipo darebbe una marcia in più anche per gli ebook reader, che già ora permettono di modificare le dimensioni dei caratteri dei libri elettronici, ma con procedimenti manuali e spesso macchinosi.

Guarda che ti vedo! Alla base di questo sistema di ridimensionamento automatico dei caratteri c’è il riconoscimento facciale, una tecnica di intelligenza artificiale che sta già iniziando a cambiare i nostri elettrodomestici. È usato da tempo nelle fotocamere, che così sanno da sole cosa mettere a fuoco nei ritratti, o dai social network come Facebook, che rileva automaticamente i visi nelle fotografie pubblicate dagli iscritti. Ma fa parte anche del corredo di televisori come gli Smart Tv di Samsung, che grazie a una piccola telecamera riconoscono chi hanno davanti e, potendo collegarsi a internet, lo fanno con le password e gli identificativi appropriati. In più, si comandano a voce e a gesti: si accendono parlando e si cambia canale con il movimento delle mani.

Comunicare con lo sguardo. Ancora più specializzato del riconoscimento facciale è il cosiddetto Eye Tracking, una tecnologia che permette ai dispositivi più evoluti di capire dove sono rivolti gli occhi dell’osservatore e di seguirne i movimenti. Dalle applicazioni militari – così i piloti dei caccia americani inquadrano i bersagli da colpire – è approdata al mondo civile, al servizio di chi non può muovere gli arti. Muovendo le pupille, però, può scrivere sullo schermo di un computer: bastano un occhialino, una telecamera e un software adeguato. E passo dopo passo l’Eye Tracking è arrivato anche all’elettronica di consumo: un telefonino come il Samsung Galaxy S III “capisce” se il suo proprietario sta leggendo quanto appare sullo schermo e adatta di conseguenza luminosità e durata dello stand-by. E, appena lo sguardo viene distolto, si spegne.occhi

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